02 Ottobre 2025

Via via, vieni via con me

Elvio Lunghi
Via via, vieni via con me

Ogni luogo di Assisi ha una sua storia di Francesco da raccontare. Cosa sappiamo di San Damiano? Il racconto ufficiale sopravvissuto allo scorrere dei secoli è affidato alle parole di san Bonaventura. Il quale, nella Legenda maior, racconta di quando un giorno questo giovane di Assisi, ispirato dallo Spirito Santo, entrò in una chiesa in rovina alle porte della città e s’inginocchiò davanti a un Crocifisso, per udire con gli occhi pieni di lacrime una voce che usciva dall’immagine dipinta: «Francesco, va e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina». Cosa avrà visto? Cosa avrà provato? Probabilmente avrà pregato come ognuno di noi nel suo piccolo sa fare. Però una volta tornato a casa, prenderà con sé quante più stoffe potrà e si recherà nel mercato di Foligno per venderle al miglior offerente. Di ritorno ad Assisi, Francesco passerà di nuovo davanti alla stessa chiesa, e seguendo l’incarico ricevuto offrirà il suo denaro a un povero prete che viveva in quel luogo, chiedendogli in cambio di potersi fermare presso di lui e poter lavorare al restauro di quelle vecchie pietre. Il prete non rifiutò la richiesta, ma conoscendo di fama i genitori del ragazzo, rifiutò il denaro sapendoli avari e attaccati al potere. Con noncuranza Francesco gettò le monete nel vano di una finestra, come se fossero polvere da confondere alla polvere. Dimorava già da qualche tempo in San Damiano quando il padre Pietro, venuto a sapere dalle chiacchiere della gente dove si trovava il figlio, corse tremante d’ira verso questo luogo. Informato del suo arrivo, Francesco si nascose in una fossa segreta e attese tremante la partenza del genitore. Fu in seguito che prese coraggio, uscì dal  nascondiglio e salì in città, deriso e umiliato dai suoi concittadini che non capivano le ragioni del suo gesto, affrontando il padre a viso aperto. Questi  lo percosse e lo chiuse in catene in una stanza della casa. Qualche tempo dopo il mercante lasciò Assisi per un viaggio d’affari, e fu allora che la madre liberò il figlio amato permettendogli di tornare dove era il suo tesoro. Come il padre tornò di nuovo ad Assisi, non trovando il figlio in casa villaneggiò la moglie e corse furente in San Damiano, per costringere Francesco a tornare a casa, con le buone o con le cattive, oppure a lasciare Assisi per recarsi altrove. Pietro non riuscì a smuovere Francesco dalla sua convinzione, né con le percosse né con le parole, e si calmò soltanto dopo aver riavuto indietro il suo denaro, ritrovandolo tra la polvere dove era stato gettato. La chiesa di San Damiano esiste ancora, se c’è un luogo del cuore ad Assisi è questo qui. Se entriamo dall’ingresso principale, sulla destra saremo accolti da vecchie immagini che raccontano proprio questo episodio, di quando Francesco senza una precisa ragione gettò alle ortiche il suo presente di ragazzo di buona famiglia, con la storia dell’imprevista conversione, la preghiera in San Damiano davanti a un Crocifisso, il colloquio con un prete davanti alla nicchia dove fu gettato il denaro, e dove si legge ancora una frase in latinorum che ne spiega l’origine: «In hanc fenestram suus Franciscus (…) in huius templi reparatione», che tradotta in volgare significa «Francisco in questo fenestrino gettò la borsa di denari piena per questo riparar tempio divino». Ma anche le immagini di un uomo maturo che levando un nodoso bastone esce di città e corre a San Damiano. Nella città alle sue spalle è riconoscibile una veduta di Assisi. Ha le sembianze di un muro «de marmore niveo» e dall’andamento circolare, coronato da merli quadrati che richiamano la fazione guelfa, come pure i conci disposti in forma di croce. Sulle mura si apre una sola porta, identificata da due stemmi crociati. Sono lo scudo araldico di Assisi, con al centro un terzo stemma di rosso scaglionato d’argento, del quale si desidera l’appartenenza, forse di un capitano di quel tempo. Nello spazio interno alle mura si stringono innumerevoli edifici, in prevalenza chiese e campanili. La sola torre identificabile senza indugi è la Torre del Popolo nella piazza del comune, come dimostra lo stemma crociato di Assisi. È pur sempre un parlare per figure simboliche, oltre le quali c’è un cuore che batte.

Elvio Lunghi

Insegnante pensionato non ha perso il vizio di raccontare storie

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