28 Settembre 2025

La condizione umana.

Claudio Volpi
La condizione umana.
La Condizione Umana', di Renè Magritte, 1933

Due belle poesie di due eccellenti poeti che frequentano la nostra rubrica, e una terza di Mirko Zacchei.

 

Estate

Ricordo i giorni

della nostra prima felicità,

quant’eravamo forti,

storditi di passione,

sdraiati tutto il giorno,

poi tutta la notte

sul letto stretto,

a dormire, mangiare anche:

era estate,

sembrava che tutto

fosse maturato d’un tratto.

E così caldo

che giacevamo

completamente scoperti.

A volte si alzava il vento;

un salice

sfiorava la finestra.

 

Ma , in certo qual modo,

eravamo persi,

non lo sentivi?

Il letto era una zattera;

sentivo che andavamo

alla deriva distanti

dalle nostre nature,

verso un luogo dove

non avremmo scoperto nulla.

Prima il sole,

poi la luna,

a frammenti,

rifulgevano nel salice.

Cose che chiunque

avrebbe potuto vedere.

 

Poi i cerchi si chiusero.

Piano le notti

si fecero fredde;

le foglie pendule del salice

ingiallirono, caddero.

E in ciascuno di noi

iniziò un profondo isolamento,

anche se non ne parlavamo,

di questa assenza

di rimpianto.

Eravamo di nuovo artisti,

marito mio.

Potevamo riprendere

il cammino.

Louise Gluck

 

Sarà strano

sapere infine

che non poteva

durare in eterno,

con quella vocina

a ripeterci all’infinito

che  nulla sarebbe cambiato,

 

e ricordare anche,

perché allora

sarà tutto finito,

com’erano le cose,

e come abbiamo

buttato via il tempo,

come se non ci fosse

niente da fare,

 

quando in un lampo

il tempo cambiò,

e l’aria  sublime si fece

insopportabilmente pesante,

il vento sorprendentemente

taciturno

e le nostre città cenere,

 

e sapere pure,

cosa mai sospettata,

che era qualcosa

come l’estate

al sommo della maestosità

tranne che le notti

erano più calde

e le nuvole parevano

emanare luce,

 

e perfino allora,

perché non saremo

molto cambiati,

chiederci che ne sarà

delle cose,

e chi rimarrà

a ripetere tutto daccapo,

 

e chissà come cercare,

ma tuttora incapaci,

di sapere cosa davvero

sia andato del tutto

per il verso sbagliato,

o perché sia

che stiamo morendo.

                       Mark Strand

 

Uomini in vetrina,

nel luccichio smeraldo,

che per quanto

si vogliano bene

restano lontani.

Trafitti da oggetti

atroci come attimi,

prendono un caffè

ed escono veloci,

come dal buio.

 

Se il sole è spento

l’hai spento tu.

Se uno soffre,

il dolore è suo

come questo caffè,

mio solo

quando lo pago.

Un attimo prima

è del barista.

Il  dolore è di entrambi

solo nel momento

in cui sto pagando.

 

Basta zoppicare fuori,

e l’erba scintillante

ti trascina

in un giorno

che nessuno può

alleggerire per te.

Ogni giorno è nuovo

ma mai separato

dal precedente:

una lama che crede.

E ricorda:

“la vita si ama

In modo asimmetrico,

come una linea

del fashion”.

 

Riparerò le ferite

dell’anima con l’oro,

come fanno i giapponesi,

oro, stile e caffè

a tenermi sveglio.

Le ferite,

trasformate in bellezza,

squarceranno il silenzio

della tua grazia,

a ricordarmi

di trovare la mia.

Poi , con il buio,

me la vedo io.

              Mirko Zacchei

 

 

 

 

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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