28 Luglio 2025

Rilanciare il centro storico: innestare dei coralli nel relitto sommerso

Francesco Berni
Rilanciare il centro storico: innestare dei coralli nel relitto sommerso

Assisi è dentro una regione sempre più percepita come un’isola di terra, scarsamente connessa con le aree produttive del Paese e caratterizzata da fenomeni preoccupanti di marginalizzazione infrastrutturale, economica e sociale.

La contrazione demografica, acuita da una marcata emorragia giovanile e dall’invecchiamento progressivo della popolazione, si affianca a un crescente e spesso immotivato consumo di suolo.

Le principali responsabilità ricadono sui piani regolatori generali e su una stratificazione normativa nazionale e regionale che consente premialità e incentivi volumetrici.

Pur condividendo alcune dinamiche con altri centri umbri, Assisi si distingue per una natura “speciale” che richiede una lettura interscalare, capace di tenere insieme diversi livelli decisionali. Ciò rende particolarmente complesso il mantenimento dell’equilibrio del sistema urbano.

Il tessuto urbano è attraversato da profonde contraddizioni che ne modellano la struttura socio-spaziale secondo logiche quasi ossimoriche, definendone un’identità marcatamente bipolare. Si pensi, ad esempio, alla ridotta dimensione di Assisi, comparabile a quella di altre cittadine umbre, ma proiettata su scala globale grazie alla figura di San Francesco e, più recentemente, al culto in rapida espansione di Carlo Acutis, le cui spoglie sono conservate presso il Vescovado e attirano un numero crescente di fedeli, in particolare dall’America Latina. Questa rilevanza internazionale si traduce, per l’amministrazione locale, in impatti territoriali significativi da gestire con risorse, competenze e strumenti spesso inadatti alla scala d’intervento richiesta. A ciò si aggiunge una pluralità di attori che intervengono con pareri, decisioni e visioni differenti, rendendo particolarmente complesso il processo decisionale rispetto ad altre città di pari dimensioni.

Tra le molteplici tematiche in gioco, il turismo rappresenta sicuramente una delle più rilevanti. Non si tratta soltanto di gestire grandi flussi di visitatori, ma anche di governarne le distorsioni sul mercato immobiliare e sull’accesso alla casa, sull’incremento del traffico dovuto al costante rifornimento delle attività ristorative, e sulla trasformazione della struttura commerciale e dei servizi, sempre più orientati alla domanda turistica.

Tuttavia non è possibile comprendere pienamente le trasformazioni in atto nel centro storico senza ampliare la prospettiva oltre la dimensione locale.

Assisi non è sola. Molte città italiane si confrontano con fenomeni analoghi, per i quali tuttavia non esistono ancora soluzioni o sperimentazioni consolidate.

Le esperienze più avanzate provengono principalmente da centri urbani di medie e grandi dimensioni, dotati di risorse e competenze adeguate.

A livello locale, si osserva come il centro storico di Assisi risulti progressivamente disconnesso dal contesto territoriale circostante, percepito quasi come un corpo estraneo dai residenti delle aree limitrofe, che lo frequentano solo in occasione di eventi speciali, come la festa del Calendimaggio. La relazione gerarchica tra l’acropoli – un tempo cuore identitario, simbolico e politico – e il resto del territorio risulta oggi completamente ribaltata. L’acropoli, soffocata dal turismo di massa, svuotata del tessuto commerciale tradizionale e segnata da un costante esodo degli abitanti, appare destinata a un ruolo di città-museo.

Nel frattempo, l’agglomerato urbano di Santa Maria degli Angeli, cresciuto in modo disordinato attorno alla Basilica, si è progressivamente fuso con la città di Bastia Umbra, dando origine a un’unica realtà urbana densamente popolata, ma amministrata da enti pubblici distinti e difficilmente coordinabili nella pianificazione di funzioni, servizi e mobilità.

Il risultato è una moltiplicazione disordinata di infrastrutture intercomunali (piscine, impianti sportivi, ecc.), con costi elevati per la collettività.

La fusione spaziale ha inoltre generato una “ipercittà” cresciuta lungo le direttrici stradali, estendendosi oltre la SS75 e dando luogo, negli ultimi decenni, a un’imponente area industriale dalle dimensioni quasi speculari ai centri urbani stessi. Nonostante i dati demografici non giustifichino nuove espansioni, si continua a costruire, anche in aree agricole, aumentando il carico urbanistico su un territorio già fragile.

Nella piana tra Assisi e Bastia, si assiste a uno sviluppo edilizio diffuso e frammentato, favorito da normative generose e incentivi volumetrici. Questi interventi, se da un lato migliorano l’efficienza energetica degli edifici, dall’altro ne aumentano la superficie e la capacità insediativa, con conseguente crescita della domanda di mobilità privata in una regione che presenta uno dei più alti tassi europei di automobili per abitante.

Le frazioni si comportano come isole distanti, con problemi di accessibilità e trasporto pubblico.

In sintesi, si configura un territorio che ha perso il proprio centro: la città storica resta un luogo simbolico, ma privo di un peso demografico ed elettorale reale, in un sistema territoriale ormai disgregato e diffuso.

Da queste considerazioni nasce il progetto del Parco della Piana di Assisi[1], con l’obiettivo di creare una grande infrastruttura pubblica multifunzionale, capace di reinterpretare gli spazi vuoti tra i centri urbani come occasione di connessione territoriale e rilancio secondo modelli di economia civile. La proposta mira a costruire nuove relazioni collaborative tra i centri della piana, promuovendo una visione policentrica del territorio. Attraverso una rete di mobilità sostenibile, si valorizzano i segni storici della centurazione romana, nati per drenare il lago preesistente e successivamente divenuti matrice insediativa fino ai giorni nostri.

Nel progetto, questi elementi vengono riletti come dispositivi ‘rigenerativi’ capaci di creare continuità tra gli spazi pubblici di Santa Maria degli Angeli e di ricucire il centro storico di Assisi con le sue frazioni, mediante percorsi ciclabili e pedonali.

In tal senso, le proposte di rilancio del centro storico, devono essere lette in sinergia con il Parco della Piana di Assisi.

E allora quali strategie d’intervento possono essere adottate in un contesto così complesso e incerto per intervenire in centro storico?

Affrontare con coraggio questa sfida è possibile ripartendo dalla città pubblica, ridisegnando le funzioni urbane spesso gestite secondo logiche competitive o nostalgiche tra i diversi centri urbani e le frazioni del territorio tra Assisi e Bastia Umbria ma anche riconoscendo l’infrastruttura sociale del territorio come chiave per rilanciare il cuore del nostro sistema insediativo.

Rimettere in gioco gli edifici di proprietà pubblica allargandolo al patrimonio delle istituzioni religiosi come leve su cui costruire servizi, funzioni, abitazioni accessibili. Come dei coralli incastonati in un relitto sommerso, innestare forme di vita per far rinascere un bene comune collettivo che si chiama Assisi. 

 

[1] Berni F., a cura di, (2024) Il Parco della Piana di Assisi: un progetto di ecologia integrale, Assisi Mia, Assisi.

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

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