Lo scorso anno provai un senso di forte rabbia per Villa Gualdi al pari di molti Assisani. Un intervento sgarbato e invasivo in un contesto prezioso non solo da un punto di vista paesaggistico.
Ma perché è così importante preservare l’area della piana e come intervenire concretamente?
Guardando dall’alto, Assisi e le sue frazioni costituiscono un sistema urbano policentrico che si addensa in centri abitati connessi ecologicamente da un tessuto verde fatto di prati, campi coltivati e spazi ormai incolti. Tanti vuoti non costruiti che rappresentano riserve di biodiversità e potenziali connettori tra centri urbani. Questo vale ancor più in un contesto connotato da grandi cambiamenti climatici dove lo spazio costruito contribuisce potentemente al fenomeno ‘isola di calore’ specialmente nei mesi estivi.
Ma come dare nuovo significato a queste aree senza necessariamente costruirci sopra? Una risposta potrebbe essere quella di realizzare un grande parco ‘multifunzionale’ che anziché separare le nostre aree urbane e le frazioni aiuti a legarle. Con le dovute distinzione per rendere l’idea, pensate ai parchi delle grandi metropoli come Central park per New York o Hyde park a Londra. Ma non serve andare molto lontano, il parco agricolo sud di Milano è un esempio virtuoso di un area verde agricola di ricucitura tra centri urbani fuori il confine cittadino e la metropoli lombarda.
Come realizzarlo e quale modello gestionale è possibile adottare?
La ‘pausa verde’ tra Assisi e Santa Maria degli Angeli e quindi la scelta di un’area tampone tra la città antica e la nuova urbanizzazione angelana è stata una delle grandi intuizioni di Giovanni Astengo [1].
La strategia di valorizzazione deve partire da qui attraverso un’ azione di protezione normativa e rilancio attivo dello spazio. Nel primo caso, riconoscere la piana come parco da un punto di vista formale con un ‘progetto di territorio’ da inserire nel piano regolatore in modo da stabilire regole restrittive a difesa del patrimonio edilizio esistente e delle aree aperte evitando, ad esempio, che ex annessi agricoli possano essere accorpati per costruire volumetrie invasive sul modello Villa Gualdi. Nel secondo caso, impostare un percorso di aggregazione volontaria ed attiva di attori del territorio attraverso patti di collaborazione [2] per avviare un programma di promozione e sviluppo dell’area tra amministrazione comunale, imprenditori agricoli, strutture ricettive e cittadini. Una governance ‘leggera’ che assume la forma di network di coordinamento di iniziative comuni senza spese di gestione.
Da dove partire?
La piana tra Assisi e Santa Maria è l’area da cui partire per valorizzare l’esistente in base alle caratteristiche spaziali e le modalità di utilizzo delle persone. Facciamo alcuni esempi applicativa. Il tratto di strada lungo Villa Gualdi che si connette poi al percorso a fianco al torrente Tescio è già molto utilizzato per passeggiare e correre. Allora perché non partire dal chiuderlo alle macchine il fine settimana. Da questo progredire individuando delle piccole aree attrezzate in cui fare palestra a cielo aperto. E ancora, realizzare degli accordi di collaborazione con le palestre del territorio per svolgere attività sportive outdoor lanciando questa grande attrezzatura pubblica per tutti gli abitanti della piana. Un altro esempio è individuare la rete delle aziende agricole, agriturismi e strutture ricettive lunga la rete di percorsi esistenti con i quali sviluppare accordi di collaborazione come punti di ristoro accreditati, vendita prodotti agricoli, ricevere informazioni e dove poter noleggiare biciclette. La scelta dei percorsi deve essere accompagnata dalla definizione di una segnaletica specifica per dare un immagine del Parco e l’individuazione di percorsi da mettere in sicurezza anche con interventi minimi da consolidare nel tempo in base al reale utilizzo.
Ma il metodo progettuale è quello di proseguire per fasi incrementali valutando Le cose che funzionano per poi investirci.
Come legare i centri urbani con il parco?
Il parco deve entrare anche in città ridisegnandone l’ossatura e ridando senso alla conurbazione angelana. Attualmente l’area della piana è un retro di Santa Maria degli Angeli. Dobbiamo ribaltare completamente questo assetto ripensando una rete di percorsi pedonali e ciclabili capaci di unire insieme giardini e spazi pubblici dando un senso agli spazi e tracciati esistenti spesso completamente slegati tra di loro. Uscire di casa a piedi ed in bicicletta partendo da percorsi che si innervano nella città per poi confluire nel grande parco della piana.
Non è un problema di costi ma una questione di volontà civica e politica.
[1] vedi articolo
[2] Patti di collaborazione sono uno strumento amministrativo molto snello atttaverso cui i Comuni posso stringere accordi con cittadini e altri attori per lo sviluppo di obiettivi comuni di interesse generale.