29 Maggio 2020

A Petrignano l’affresco di Berto di Giovanni, allievo del Perugino

Paola Mercurelli Salari
A Petrignano l’affresco di Berto di Giovanni, allievo del Perugino

Nel 1502 la piccola comunità di Petrignano, scampato il contagio della peste, fa affrescare nella chiesa di Santa Maria di Loreto del castello una Madonna col Bambino in trono, circondata da serafini, tra i santi Sebastiano e Rocco. La composizione è inserita entro una cornice lunettata a grottesche che poggia su un parapetto a simulare l’effetto di una parete aperta verso la campagna, minutamente descritta e dominata da uno specchio d’acqua, il Chiascio, all’epoca attraversato da sinuose barchette.Per i gravi danni arrecati dall’umidità, nel 1897 se ne affidò lo stacco al restauratore assisano Domenico Brizi e se ne dispose il trasferimento nella parrocchiale di San Pietro.Al dipinto ha dedicato nel 2014 uno studio il petrignanese Nicola Freddii che ha ricostruito la vicenda conservativa, ha approfondito la lettura iconografica dell’insieme, soffermandosi su ambientali e paesaggistici, ed ha ripercorso la vicenda critica, orientandosi verso l’attribuzione al perugino Berto di Giovanni, già formulata da Filippo Todini e ormai universalmente condivisa.

Ma chi è Berto di Giovanni? Menzionato nei documenti per la prima volta nel 1488, figura nella matricola dei pittori per Porta Sole a Perugia tra il 1497 e il 1507. Berto, appreso il mestiere nella bottega di Pietro Vannucci, per conto del quale nel 1495 riscuote un credito per la celeberrima Pala dei Decemviri, nel 1496 prova ad affrancarsi dal maestro e costituisce una società insieme ai colleghi Eusebio da San Giorgio, Sinibaldo Ibi, Ludovico d’Angelo, Lattanzio di Giovanni. In questo modo i cinque giovani tentano di contrastare lo strapotere del Perugino avviando un percorso autonomo. Nessuno di loro per almeno un quindicennio collaborerà più con l’anziano pittore, sebbene del Vannucci, e di Pintoricchio, continuino a riproporre gli stilemi di maggior successo in una editoriale, gradita soprattutto in provincia, di cui l’affresco di Petrignano è una piacevole testimonianza.Poco dopo saranno i primi successi di Raffaello a stimolare i cinque soci. Pare anzi che il giovane urbinate, approdato nella bottega del Vannucci nel 1494, fosse solito regalare dei disegni ai suoi coetanei perugini, un po’ per amicizia, un po’ per i favori che continuarono a fargli nel seguire i suoi interessi locali una volta partito da qui. Addirittura nel 1505 Raffaello condivide con Berto la commissione dell’Incoronazione della Vergine di Monteluce (ora in Pinacoteca Vaticana) riservandosi l’esecuzione della pala e affidando al collega la predella, ma nel 1516 il maestro non vi aveva ancora messo mano, tanto che le suore inviano Berto a Roma per sollecitarlo, ma saranno Giulio Romano e Giovan Francesco Penni a eseguire il lavoro dopo la morte del Sanzio nel 1520, mentre Berto nel 1524 concluderà la sua parte.

Attorno ad un’immagine possono tessersi molte storie… In un ideale percorso di prossimità sul Rinascimento assisano, più volte vagheggiato in queste pagine, Petrignano diventa tappa fondamentale da raggiungere nella lenta riscoperta di un territorio unico, magari dopo aver fatto una sosta a Palazzo per vedere l’Alunno e prima di salire a Rocca Sant’Angelo, dove Bartolomeo Caporali, Matteo da Gualdo, Orlando Merlini, Giovanni Spagna si lasciano piacevolmente ammirare.

Paola Mercurelli Salari

È storica dell’arte del MiBACT; da assisana amerebbe conoscere tutte le pietre della sua città e con il tempo spera di riuscirci.

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]