Attraverso una conoscenza comune, Claudio fu contattato dal primario di oncologia all’Ospedale Civico di Carrara, Maurizio Cantone. Questi gli chiese di realizzare un progetto da inserire in un programma di eventi artistici e musicali al di dentro del reparto.

Claudio si rivolse a Bruna Esposito per un un contributo di idee e per una collaborazione fattiva, data l’amicizia che li legava da anni. “Sono stati momenti di senso, intensità e gioia vera”, ha scritto in seguito Bruna.

L’intento era di provocare uno senso di affetto e speranza tra chi frequentava quel luogo. Bruna e Claudio usarono la tela dei vecchi camici di dottori e infermieri a cui dare la forma di rose, per poi disporle nei muri della sala d’aspetto come se formassero delle nebulose. Un libro di pagine bianche raccoglieva i pensieri del personale, dei pazienti e dei visitatori di fronte al lavoro.

Il prossimo 29 ottobre Bruna Esposito, invitata dalla Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, riproporrà l’idea delle Neburose a ricordo e in continuità dell’opera fatta a Carrara.

Tra i molti riconoscimenti internazionali ottenuti (P. S. 1, New York; Premio MAXXI), nel 1999 Bruna Esposito ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia insieme alle altre artiste selezionate per il Padiglione Italia.
«Le opere di Bruna Esposito (nata a Roma, dove vive e lavora) possono essere paragonate a componimenti poetici, dove la forza e la leggerezza si incontrano continuamente secondo un equilibrio apparentemente fragile, capace però di aprire profondi spazi di riflessione. Le sue installazioni sono luoghi metaforici, capaci di accogliere in sé una molteplicità di interpretazioni, disponendo le condizioni per un dialogo diretto con ciascun singolo visitatore». (Marcella Beccaria, curatrice, Bruna Esposito, mostra personale al Castello di Rivoli, 2002).