29 Maggio 2021
Redazione Assisi Mia
Claudio Carli 05

“…Co’ la crosta e la mollica” tratta un soggetto – un aspetto dell’esistenza – caro a Claudio Carli: il “da mangiare”, nel confezionarlo e nel consumarlo. Ritorna su questo argomento varie volte, come nella collettiva Acqua dei Ciboartisti (che mostreremo nella prossima puntata), i quali giocano sulle parole (l’espressione Feeling good trasformata nello spazio della mostra Feelingfood).

Mauro Civai – intellettuale e storico senese, amico di Claudio – coglie molto bene il senso del cibo e partendo dal detto popolare, “…co’ la crosta e la mollica”, risale all’infanzia dell’Artista e ai bisogni primari dell’umanità. 

La pelle del bosco è in qualche modo un tema antitetico a quello del labirinto del Campus Stellae (N. 4) .  Questa volta Claudio toglie lo sguardo dal cielo, lo concentra sulla nuda terra, evidenziando la maestosità naturale, il mistero del bosco a cui si oppone la claustrofobia e il disorientamento del labirinto.

…co’ la crosta e la mollica, Ristorante Monna Lisa, Castiglion del Lago, 6 Aprile – 14 Maggio, Invito

… CO’ LA CROSTA E LA MOLLICA

“Che Dio te benedica co’ la crosta e la mujca” (che Dio ti benedica con la crosta e la mollica).

Con questa tenera filastrocca marchigiana le donne più care a Claudio Carli bambino invocavano la protezione divina sul loro piccolo. Una preghierina che vincolava la sua efficacia alla possibilità di addentare un solido pezzo di pane, anzi una bella fetta intera, dotata di crosta croccante e morbida mollica.
L’ invocazione, ispirata a un senso di concreta e popolarissima autoconservazione, si tiene perfettamente in linea con le Scritture. Fu Giovanni, infatti, “il discepolo che Gesù amava” e che lasciava riposare con gesto paterno sul suo grembo, a ricordare nel suo Vangelo come Cristo si identificasse nei pezzi di pane d’orzo con i quali, in modo portentoso, aveva sfamato la moltitudine dei suoi astanti, in una maniera peraltro già praticata dal Padre che, per intercessione di Mosè, aveva inviato la manna, “il pane degli angeli”, agli ebrei affamati e dispersi nel deserto.
Il pane fondamento d’amore, quindi, e anche strumento, semplice ma necessario, di salvaguardia del corpo e dello spirito. Nutrimento primario e sufficiente dello stomaco come dell’anima.
Ritengo che il bambino Claudio si addormentasse ogni sera ristorato all’eco familiare di questa ingenua litania ma che poi, come tutti i ragazzini del mondo, sognasse nuvole di zucchero filato e piatti di lasagne, inseguendo quell’abbondanza che l’austerità in uso ai tempi duri della sua (e mia) infanzia rendeva un avventuroso itinerario della fantasia.
I frutti, le paste succulente, le turgide verdure che popolano questa recente serie di opere di Carli si rifanno probabilmente a quelle sue visioni di bambino, grazie all’altro portento che è proprio dei pittori, quando riescono, con pochi tratti, a dare corpo a (quasi) tutti i loro sogni.

Mauro Civai

C&D (Città & Dintorni), n. 122, rivista di cultura e politica, Brescia, disegno in copertina
La pelle del bosco. Opere 2014-2016, “I monaci sotto le stelle”, Brescia, Invito fronte
La pelle del bosco. Opere 2014-2016, “I monaci sotto le stelle”, Brescia, Invito retro
La pelle del bosco. Opere 2014-2016, catalogo, presentazione di Mauro Corradini
La pelle del bosco. Opere 2014-2016, catalogo, presentazione di Mauro Corradini
La pelle del bosco. Opere 2014-2016, catalogo, presentazione di Mauro Corradini

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