I rapporti con mio padre erano di profondo affetto. Le sue attenzioni non si esaurivano in insegnamenti per la mia formazione, erano completati da tante attenzioni a me più gradite. Come: ricevere regalini nelle giornate di fiera, fare passeggiate sulla canna della bicicletta. Il piacere di trovare al mattino al risveglio sul comodino qualche cioccolatino, poche caramelle, una pastarella. Ciò accadeva quando la sera, al circolo cittadino, aveva vinto a briscola e a tresette. Grande delusione provavo quando non trovavo nulla, allora commentavo: papà ieri sera ha “buscato”. Non mancava mai però di portarmi a letto fette di pane bagnato, coperto di zucchero; spesso le “arvoltole”, fritte in padella e zuccherate, buonissime, squisite. Era specializzato nel farle così croccanti e rosolate al punto giusto. Le mangiavo prima del latte, ascoltando con finto interesse la storia dell’uomo primitivo, degli Egizi, dei Fenici, dei Greci, la storia di Roma, Romolo e Remo, dei sette re di Roma, del ratto delle Sabine, di Muzio Scevola, Orazio Coclide e tutti gli episodi e periodi più fulgidi delle conquiste di Roma imperiale. Mi descriveva i territori conquistati, le immense province che andavano dall’Europa, al Medio Oriente, all’Africa. Ascoltavo mangiando le frittelle, mentre papà, seduto sulla sponda del letto, mi raccontava sostenendomi il piatto sotto il mento per non farmi ungere le lenzuola, versare lo zucchero o riempire di briciole il letto. Spesso interrompeva il racconto dei fatti storici per chiedermi se mi piacevano le frittelle, se me ne doveva friggere un’altra. Lo faceva con degli intercalari simpatici chiamandomi «lu piscittu mbello di papà»: ripeteva innumerevoli volte «lu piscittu, lu piscittu, lu piscittu» e completava «mbello di papà!»[15]. Io continuavo a masticare sorridendo sotto i baffi, sentivo di volergli tanto bene. Mario e Marcello, i miei fratellini erano ancora “spermatozoi”, non erano nati. Le sorelle erano agli studi in Assisi, la mamma era indaffarata nelle faccende di casa e nell’attività d’insegnante. Ultimato il primo ciclo delle elementari, superando gli esami con la necessaria “scoppola” dei genitori, fui iscritto alla quarta delle Suore Salesiane[16]. Suor Maria si chiamava la nuova anziana maestra, con lei completai la quinta e ebbi la preparazione per gli esami di ammissione. Furono gli anni della Cresima e della prima Comunione. La Cresima mi fu impartita dal Vescovo Ecc. Nicolini[17] nella chiesa di San Matteo. L’Ecc. Placido Giuseppe Nicolini fu Vescovo di Assisi per più di 40 anni. Era inimmaginabile che, a distanza di mezzo secolo, quel ragazzino un po’ squinternato, il cresimando che aveva timore del chiodo, presentatosi con il vestito di picchè alla marinara, il 2 novembre del 1973 avrebbe portato, quale Sindaco di Assisi, l’estremo saluto all’Ecc. Nicolini a Villazzano di Trento. Impossibile pensarlo! Non ho terminato con i ricordi di mio padre, sono tanti e tanti che non potrò certo descriverli tutti, anche se sono vivi nella mia mente e nel cuore. Papà non sempre poteva essere amabile nei miei riguardi. Le occasioni per riprendermi e “lisciarmi” gliele davo sempre io, con il comportamento discolo e sordo a qualsiasi richiamo e avvertimento. Una domenica mi acquistò il “Corrierino dei Piccoli”, me lo consegnò e, a quel pensiero gentile, risposi facendo finta di leggere il giornalino tenendolo capovolto. Mio padre non reagì con una sonora sberla come avrei meritato, ma con un sorriso di compatimento e triste. Quel sorriso per me fu più forte di un qualsiasi richiamo, girai immediatamente il giornalino e gli lessi tutto di un fiato la prima pagina. lo vidi felice. Furono anni passati senza sentire responsabilità alcuna, sconosciuti i doveri (naturalmente quelli di un ragazzino: di obbedire, studiare, giocare). Vivevo gli avvenimenti alla giornata, specie quelli che decidevo di organizzare personalmente. Dei cinque figli “i battuti” più frequenti e sonori li ho presi io sia da papà che da mamma. Erano tutti meritati per le mie birichinate e imprevedibili scappate. Sia ben inteso, però! Mai sono stato ripreso o picchiato per fatti gravi o brutte azioni.
[15] Da non dimenticare che Antonio, inevitabilmente, ha conservato la cadenza e le uscite dialettali di Antrodoco.
[16] Le salesiane “Figlie di Maria ausiliatrice” si sono installate a Cannara nel 1891, per raccogliere il testimone dalle “Maestre pie salesiane”, ormai poche, malate e anziane, impegnandosi nell’insegnamento nella scuola elementare comunale, nell’apertura di un educandato, nella tenuta di un oratorio estivo e nel catechismo parrocchiale. Nel 1899 viene anche fondata una scuola materna; nel 1923 viene avviato un laboratorio di ricamo e maglieria, e aperto anche un ambulatorio. Superando varie vicissitudini, le suore salesiane sono tutt’ora presenti a Cannara.
[17] Sulla figura di Giuseppe Nicolini, che per ben 45 anni tenne la cattedra vescovile di Assisi, si rinvia a un articolo a firma di Paolo Mirti apparso su Assisi Mia il 12 gennaio 2023 (https://www.assisimia.it/2023/01/12/la-campanella-del-vescovo-nicolini/)