17 Marzo 2025

§18 – Dalla Montagna alla Politica

Enzo Boccacci
§18 – Dalla Montagna alla Politica

MAESTRO DI MONTAGNA

Le Alunne e gli Alunni che hanno frequentato la Scuola Elementare pluriclasse[1] di Costa di Trex erano dotati di pronta, viva e spiccata intelligenza, volontà ferrea di progredire, voglia “vera” d’apprendere, di scoprire e praticare le giuste vie della vita, quelle dell’educazione, del lavoro, dell’onestà, della lealtà, dell’amore per la famiglia e per il “Prossimo”. Sono strade che hanno saputo percorrere dimostrandolo nel proseguire degli anni. Il tempo trascorso è testimone dei successi che ognuno di loro ha raggiunto. E di anni ne sono passati! Non solo per il maestro Boccacci, ma anche per loro… I primi alunni hanno felicemente superato il traguardo della cinquantina… e qualcuna è già nonna, auguri! È trascorso circa mezzo secolo da quando fui nominato insegnante[2] a Costa di Trex[3], frazione del Comune di Assisi a me sconosciuta. Costa di Trex, formata di case coloniche sparse[4], è ubicata sulle pendici Nord del Monte Subasio, collegata con Assisi a mezzo della strada, ora Provinciale, che s’innesta poi nella nuova statale del Subasio, Assisi-Gualdo Tadino. Dista dal Centro Storico Km. 6[5]. Dal 1° ottobre del 1948 iniziai a percorrerla a piedi assaporando a pieni polmoni l’aria fresca e salubre del mattino, il profumo inebriante del monte[6], attento a cogliere ogni attimo di poesia che l’ambiente emanava e presentava[7]. Era frequente l’incontro con i somarelli che, con la soma di legna o di fascine, di “balle” di carbone, con passo lento e il carico ondulante, si avviavano di buon’ora verso Assisi, con a fianco lo speranzoso anziano montanaro, il quale pensava di piazzare la povera merce per qualche lira in più, affinché, oltre all’acquisto del sale e di altre poche cose, ci potesse comprare uno o più sigari toscani[8].

L’ISTINTO DEL CACCIATORE

Lo spettacolo era diverso con il variare del tempo e delle stagioni, ma si presentava sempre meraviglioso. Autunno, primavera, inverno, avevano le loro particolari caratteristiche nel clima, nei colori e nei profumi, che condizionavano il mondo naturale ed animale. In autunno potevo ascoltare la “séguita” di mute di cani alla lepre, che iniziava dal Col Caprile, fino a risalire le pendici del Subasio. Erano abbai e guaiti senza interruzione: solo a volte, quando l’olfatto dei cani perdeva la traccia lasciata dalla lepre, una volta riscoperta, riprendevano gli acuti e isterici guaiti, marcati e punteggiati dall’abbaiare baritonale di qualche elemento facente parte del branco. Era forse del cane più anziano ed esperto, che con il suo cadenzato abbaiare, come fosse un direttore d’orchestra, dava il tempo alla corsa. Per me cacciatore “la séguita” era una musica che mi eccitava, per la povera lepre una marcia funebre prima dell’estremo sacrificio, sacrificio che si concludeva con un colpo di fucile, o con l’essere sbranata dagli aguzzini inseguitori. Non era raro assistere alla comparsa di lepri, che, sbucando dalla macchia, sostavano per un attimo sulla strada, drizzando le orecchie e sollevandosi sulle zampine posteriori, attente e allarmate cercando di orientarsi per riprendere la fuga della salvezza nella giusta direzione. Povere bestiole! Ipocrita! Io, a quei tempi, le cacciavo e le ammazzavo; quel colpo di fucile tante, troppe volte, è stato il mio. In Primavera c’era il risveglio della natura con tanti ciclamini e violette, infiniti narcisi, erbe e svariate tonalità di verdi dei boschi e l’aria purissima delle pinete. Un continuo canto della natura! A volte cantavo anch’io: era questo l’unica stonatura in quell’ambiente armonioso. Quando andavo a scuola la prof.ssa di musica m’intimava di stare zitto dicendomi: “Boccacci, stai rovinando tutto”, e così veniva spento il piacere che provavo cantando. Sulla strada della Costa non c’era la Prof.ssa Tamburino di tanti anni fa e potevo cantare libero, a tutta voce: “Quel mazzolin di fiori, che vien dalla montagna…M’imbattevo spesso con voli di starne che si staccavano dai cespugli, interrompendo il loro canto dedicato al nuovo giorno. Alla vista del branco stendevo lesto il braccio e la mano sinistra, tenendo indietro il braccio e la mano destra, piegando l’indice a modo di premere il grilletto di un ipotetico fucile. L’avrei fatto, se non mi fossi trovato nel mezzo della bandita di caccia del Demanio Forestale. Per non aver simili tentazioni non portavo mai con me il fucile. Lo facevo solo alcune volte, smontato, per partecipare con gli amici della Costa a battute di caccia nelle zone libere. A 28 anni ero un cacciatore accanito e appassionato[9]; oggi, con più di 70 anni, la passione è scemata[10], e meglio ancora, scomparsa. Giunti all’età della resa dei conti si valutano i propri atteggiamenti e comportamenti in modi più ragionati e diversi, sempre convinto del rispetto della libertà di azione e di pensiero degli altri.

 


 

[1] Il fenomeno delle scuole elementari pluriclasse, molto diffuso in passato e tutt’oggi sorprendentemente perdurante (benché in misura molto inferiore), è stato conosciuto per lungo tempo anche nelle zone di montagna dell’assisano. In grande sintesi, un solo insegnante si prendeva cura di una classe di alunni dalla prima alla quinta elementare, arrangiando le lezioni come meglio poteva sulle esigenze della variegata utenza. Ragioni di praticità ed economia erano alla base dell’istituto, pressoché inevitabile e difficilmente fungibile in certe aree del territorio in tempi in cui la povertà dominava, i trasporti erano arcaici e l’evasione scolastica galoppava.

[2] Come si vedrà poco oltre, E.B. prenderà servizio a Costa di Trex nell’anno scolastico 1948/49, dunque a 28 anni di età. Il suo primo impiego come maestro è stato appena dopo la guerra, nel 1946, per una destinazione non esattamente comoda: viene infatti assegnato a Silvignano, una frazione montana del comune di Spoleto non distante da Campello sul Clitunno. Per arrivarci deve prendere un treno, probabilmente fino a Campello, e farsi poi un’oretta di strada a piedi, ma d’inverno la prestazione è improponibile e così alloggia presso il parroco, mentre moglie e figlia se ne stanno ad Assisi. Per un rapido quadro di riferimento generale, si rinvia alle note a pié di pagina della Premessa.

[3] L’origine del curioso nome di questa frazione (per gli assisani più familiarmente: “la Costa”) rimane oscura e discussa, e intriga per la ricorrenza in esso, così inusuale in italiano, della lettera “x”. Nella guida del Touring Club Italiano del 1923 la località è indicata come “Costa di Tre Chiese”, secondo altri sarebbe invece la “Costa di Tre Croci”.

[4] Si tratta di una caratterizzazione straordinaria per il territorio assisano, che storicamente ha visto piuttosto aggregarsi le comunità rurali in complessi più o meno fortificati, spesso significativamente denominati popolarmente “castelli”. Costa di Trex condivide questa caratteristica con altri agglomerati come, ad esempio, Viole, Capodacqua, Mora, Santa Maria di Lignano.

[5] La distanza va commisurata all’epoca, alle pessime condizioni della strada e alla qualità dei mezzi di trasporto, spesso perfettamente arcaici al punto di ridursi sostanzialmente all’uso della trazione animale, magari a beneficio di una treggia (cioè una sorta di rozza slitta) quando si tratta di trasportare qualcosa di ingombrante o pesante. In caso di avverse condizioni meteorologiche, i 6 km potevano diventare una distanza insuperabile, considerando anche che la strada è in costante, benché mai drammatica, pendenza, dovendosi superare circa 150 metri di dislivello rispetto al bivio per Assisi lungo la strada verso Pontegrande e Gualdo Tadino

[6] Giuseppe Bambini, esperta guida ambientale, segnala come nella accezione popolare assisana per “il monte” si intenda stricto sensu il Subasio, mentre l’espressione “la montagna” su questa direttrice comprende anche il vasto territorio comunale collinare tra Porta Perlici e Catecuccio, corrispondente per grandi linee al bacino idrografico del torrente Tescio (escludendo ovviamente la parte pianeggiante tra Ponte San Vetturino e Bastiola).

[7] Il territorio attribuito a Costa di Trex è largamente il più esteso fra quello delle frazioni della montagna di Assisi, risultando di 2.146 ettari. Per un paragone, il territorio di Armenzano è di 1.643 ettari, e quello di Porziano di 1.401 ettari, per restare soltanto alle frazioni maggiori.

[8] Nella sua relazione di accompagnamento al Piano Regolatore Generale di Assisi, l’urbanista Giovanni Astengo registra, nel 1956, 14 esercizi commerciali in tutto il territorio della montagna, di cui 4 a Costa di Trex, Gli altri si distribuiscono tra Porziano (6 esercizi), Armenzano (2 esercizi) Pian della Pieve (1 esercizio) e Santa Maria di Lignano (1 esercizio). Si tratta di attività che, principalmente, vendono generi alimentari per le tipologie non assorbite dall’autoconsumo praticato dai contadini. Ciononostante, come ben suggerisce il testo di E.B. il vero punto di riferimento commerciale per la gente di montagna resta la città di Assisi, regolarmente in occasione del mercato settimanale del sabato, e straordinariamente in occasione delle ricorrenti fiere, ben più frequenti della pratica attuale che si limita ormai da tempo al solo 5 ottobre. 

[9] La caccia era allora, e seguiterà ad esserlo per vari decenni, una passione collettiva (evidentemente tutta maschile) in tutta Italia benché con marcate differenze regionali, che vedono l’Umbria ben piazzata. Il primo, tardivo dato affidabile disponibile è del 1980 e registrava 1.700.000 cacciatori, oggi scesi a circa 500.000. Nel caso di E.B. (ma anche e più ancora accanitamente del fratello Marcello) il gusto della caccia viene trasmesso dal padre, anch’egli cacciatore.

[10] La famiglia racconta che la passione per la caccia di E.B. cedette il passo (anche, ma non solo, per questioni di tempo) all’assorbente impegno politico, dunque già a partire dagli anni ’60.

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