23 Ottobre 2025

Pietre scartate.

Elvio Lunghi
Pietre scartate.

Fin dentro le mura di San Damiano Francesco vive una ragazzata, un campo estivo per aiutare un prete che ha avuto la chiesa danneggiata da un terremoto, o dalle conseguenze della guerra che si era combattuta ad Assisi tra la nobiltà feudale dalla rocca in alto e i mercanti e gli artigiani nelle piazze in basso. Come tutti i giovani Francesco ama giocare. È un boy scout che vende i biglietti di una lotteria, un lupetto tutto il giorno a cantare nella lingua dei giullari, chiedendo in cambio le pietre per ricostruire la chiesa di San Damiano: «Chi mi dà una pietra avrà una ricompensa, chi due pietre due ricompense, chi tre pietre … tutto il cucuzzaro!». Poi il gioco si fa duro, il padre Pietro chiede conto dello spreco di tempo, e soprattutto chiede indietro i suoi soldi. Francesco ne è sconvolto nel profondo, l’incanto si è infranto, il padre lo chiude in casa, gli impedisce di uscire, il fratello lo deride, solo la madre gli mostra amore e serba queste cose nel suo cuore. E Francesco non si piega, si spezza ma non si piega. Francesco dice no. Rinuncia al denaro, rinuncia alla sicurezza, una vita tranquilla, un lavoro, una moglie, i figli, gli amici al bar, la partitella la domenica. Il padre non si accontenta, non gli basta riavere indietro il suo denaro, vuole sincerarsi che in futuro questo figlio ingrato non pretenda più nulla. Pietro non parteggia per il figliol prodigo, non ha intenzione di uccidere per lui il vitello grasso, o forse l’altro figlio è preoccupato di perdere la sua parte di eredità. Così – raccontano “i tre compagni” – si presenta al sindaco del villaggio e chiede garanzie. Il sindaco risponde che Francesco è oramai uscito dai giochi, Francesco sta con la Chiesa, solo la Chiesa può farlo rinsavire. Pietro va allora dal vescovo, il vescovo chiama Francesco alla sua presenza, e davanti al vescovo, davanti al padre, davanti al sindaco, davanti a tutta la gente del villaggio, cosa s’inventa Francesco? Francesco si spoglia. Si spoglia di tutto, resterà nudo come nudo nasce un bimbo.

Di più: resta nudo come è nudo Cristo quando muore in croce. E grida al padre «Non ti chiamerò più padre. D’ora in poi chiamerò padre il Padre mio che è nei cieli». Assisi è una piccola città, tutti sappiamo dove fu montato il palco per ospitare gli attori che recitarono questa parte. Oggi la residenza vescovile non somiglia affatto alla città dei tempi antichi, salvo nel sottosuolo dove è riemerso un grande arco d’ingresso. E nel lato a valle, che nessuno vede ma dove c’è tutto. Fu così che il pittore poté ambientare l’episodio della rinuncia in un non luogo, una sorta di periferia disegnata da un architetto brutalista dei nostri giorni, con due curiose costruzioni che sembrano fatte con i mattoncini della Lego che si regalavano ai bimbi buoni e cattivi la notte di Natale: mura, scale, altane, ballatoi, semplicemente per dare slancio a due gruppi contrapposti di personaggi che simboleggiano la divisione di poteri tra la sfera civile – le magistrature comunali – interpellata da Pietro per ottenere giustizia, e la sfera religiosa – il vescovo e i suoi canonici – coinvolta nella scelta di Francesco. Fu così che il pittore si concentrò sulle maschere indossate dagli attori per nascondere i sentimenti. Da una parte Francesco che si spoglia e viene accolto sotto un mantello aperto da un vescovo, a significare l’abbraccio della Chiesa. Dall’altra il padre sconvolto dall’ira, che prende gli abiti smessi dal figlio e vorrebbe colpirlo con un pugno, se non fosse trattenuto da uno che ha le sembianze dell’ordine costituito. Dietro ancora c’è una folla di curiosi, benpensanti, maldicenti, ipocriti. Ci sono persino ragazzini armati di sassi e di fango, pronti a gettare sassi e fango in direzione di un loro quasi coetaneo che ha lasciato la retta via. Ecco: c’è un giovane che raccoglie pietre per costruire, mentre altri giovani raccolgono pietre per offendere. «Chi mi dà una pietra avrà una ricompensa, chi due pietre …». Ma anche «Tu sei sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre». Pietra scartate, istruzioni per l’uso.

 

Elvio Lunghi

Insegnante pensionato non ha perso il vizio di raccontare storie

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