«Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo». Lo racconta lo stesso Francesco, perché non credergli? Sono le parole che aprono il suo saluto di commiato, poco prima d’incontrare sorella morte alla Porziuncola. Cosa è stato, cosa ha detto, cosa lascia: queste parole sono il suo testamento. Ma tutto parte da un incontro per strada, avvenuto accanto a una chiesa in fondo alla strada che scende dal colle di Assisi. La casa natale si affaccia sulla piazza del mercato. A monte è la piazza del comune, a valle le mura della città. All’esterno delle mura c’è la fonte presso la quale sono lavati i panni che si vendono nella bottega paterna; magari Francesco è venuto a controllare il lavoro dei dipendenti e intanto osserva ammirato la bellezza del luogo. Da qui scende ripida una strada che antichi documenti chiamano via dell’Arce. Prima incontra il nucleo in calcestruzzo di un mausoleo romano. Poi un monastero benedettino. Poi una fonte con accanto un ospedale dei Crociferi, all’incrocio con una strada che segue il piede del colle e viene chiamata Francesca: Francesca come Francesco, chissà perché. Segue un lungo tratto in piano e presso una piccola chiesa s’incontra un’altra strada che attraversa i campi coltivati. Verso oriente il cammino è interrotto da un piccolo rivo, verso occidente si scorge di lontano la chiesa della Porziuncola presso un altro trivio di strade. L’essenziale è tutto qui, fatto il primo passo potremmo raggiungere l’intero universo, e invece è a questo primo passo che torna costante il pensiero di Francesco: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi …». Se apriamo il Memoriale di fra Tommaso da Celano, potremmo immaginare dove e quando sia avvenuto questo incontro con un lebbroso per strada. Vi si racconta di quando Francesco, che amava «vivere nel peccato con passione giovanile», un giorno si ammalò gravemente e una volta guarito «uscì, ammirando con più attenzione la campagna circostante: ma la bellezza dei campi, l’amenità dei vigneti, tutto ciò che è gradevole a vedersi non gli dava più alcun diletto. Era meravigliato di questo repentino mutamento e riteneva stolti tutti quelli che hanno il cuore attaccato a beni di tal sorta». Esce di casa, esce di città, e cosa vede? Vede campi coltivati, messi, vigneti, le opere e i giorni di una umanità operosa. Ma v’incontra anche i poveri, i lebbrosi, che sono stati costretti a lasciare le loro case in città a causa della loro malattia. Hanno trovato rifugio presso l’ospedale di San Lazzaro, accanto alla chiesa di Santa Maria Maddalena. Francesco nel vederli prova ribrezzo. Cosa c’è di male? È normale comportarsi così quando si è abituati a vivere nel lusso. Ma come Francesco prova misericordia nei loro confronti, «ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo». La chiesa di Santa Maria Maddalena è oggi un modesto edificio che condivide le caratteristiche dell’architettura rurale umbra: un edificio dalle dimensioni minuscole posto lungo una strada in mezzo a campi coltivati, simile nelle dimensioni e nell’aspetto agli altri edifici che s’incontrano lungo lo stesso itinerario: la Trinità, la Porziuncola, Campiglione, San Paolo delle Abbadesse. Oggi la Maddalena ha una copertura con un tetto a travature lignee, ma in origine doveva essere provvista da una volta in pietra a tutto sesto, che ha lasciato un’impronta sulla parete di facciata. La parete di testa ha un’abside semicircolare con una malconcia decorazione dei tempi del concilio di Trento, quando anche i vescovi di Assisi si sentirono in obbligo di rinnovare l’aspetto delle chiese seguendo i dettami della riforma cattolica. E fu così che alla Maddalena fu dipinto un Crocifisso in mezzo ai santi canonici, Maria, Maria Maddalena e Giovanni l’evangelista, in compagnia del vescovo Rufino e di Francesco. Non si sa cosa vi fosse dipinto ai tempi di Francesco. Non si sa cosa e forse non importa: l’importante è il lebbroso che mendìca per strada.