Martedì scorso a 77 anni è morto a New York un nostro amico, Paul Aster, scrittore, drammaturgo, regista, poeta. Siamo andati a ricercare i suoi capolavori tra i nostri libri, ‘L‘invenzione della solitudine’, ‘Trilogia di New York’, ‘Timbuctù’ e altri, abbiamo realizzato sorpresi e sgomenti che la sua umanità moderna e poetica ci ha accompagnato da molti anni praticamente per tutta la nostra vita. Sì, non lo abbiamo mai conosciuto di persona, ma ugualmente era un nostro amico, ci conosceva meglio di molti amici che ci sono vicino fisicamente, questa è la magia dei libri, del pensiero, della parola. Ci viene in mente l’atmosfera affettuosa e straniante del racconto ‘Timbuctù’, il libro che abbiamo più amato, dove abituati a viaggiare insieme sulle strade americane Willy, poeta giramondo, e Mr. Bones, cane dalla spiccata intelligenza, vengono separati dai freddi giochi del destino. Mr. Bones dovrà imparare a cavarsela da solo, e a difendersi forse soprattutto da chi lo vorrà aiutare. Così continuerà a scappare, finchè in lui nascerà la convinzione di poter raggiungere Willy a Timbuctù, terra favolosa dove uomini e cani parlano la stessa lingua, e conversano da pari a pari. Oggi lo vogliamo ricordare con alcune parole prese dai suoi libri, in prosa, ma che ugualmente hanno una grande forza poetica, sono semplicemente poesia. Così la collezione dei suoi libri è finita; un giorno potremo rileggerlo, come già stiamo facendo, qua e là, per nostalgia di noi stessi.
Da ‘L’invenzione della solitudine’
‘Un giorno ‘c’è la vita.
Per esempio, un uomo sano,
neanche vecchio,
senza trascorsi di malattie.
Tutto è com’era prima
e come sarà sempre.
Passa da un giorno all’altro
pensando ai fatti suoi,
sognando solo il tempo
che ancora gli si prepara.
Poi, d’improvviso,
capita la morte.
Un uomo esala
un leggero sospiro,
si abbandona sulla sedia,
ed è la morte.
La sua subitaneità
non lascia spazio al pensiero,
non dà occasione allo spirito
di cercare una parola
che possa consolarlo.
Restiamo soli con la morte,
col dato inoppugnabile
della nostra mortalità.
La morte dopo lunga malattia
possiamo accettarla
con rassegnazione.
Anche la morte accidentale
si può attribuire
al destino.
Ma che un uomo muoia
senza causa apparente,
che muoia solamente
perché è uomo,
ci spinge così vicino
all’invisibile confine
tra la vita e la morte
da farci domandare
su che lato di esso
ci troviamo.
La vita si fa morte,
ed è come se quella morte
avesse posseduto
questa vita da sempre.
Morire senza preavviso.
Come dire:
la vita si interrompe.
E può interrompersi
in qualsiasi momento’.
Da ‘Timbuctù’
‘Non doveva aspettare
che arrivasse il momento;
ora il momento
dipendeva da lui.
Tutto quello
che doveva fare
era mettere piede sulla strada
e si sarebbe ritrovato
a Timbuctù,
nella terra delle parole
e dei tostapane trasparenti,
delle ruote di bicicletta
e dei deserti infuocati,
dove i cani discorrono
con gli uomini
da pari a pari.
Sulle prime Willy
Lo avrebbe disapprovato,
ma solo perché avrebbe creduto
che Mr. Bones fosse arrivato
fin lì togliendosi la vita.
Invece Mr. Bones
non si proponeva
nulla di così volgare.
Voleva solo fare un gioco,
quella specie di gioco che
qualsiasi vecchio cane
malato e pazzo
avrebbe tentato.
E lui adesso era questo, no?
Un vecchio cane
pazzo e malato.
…..
E così,
in quello splendido
mattino d’inverno virginiano,
accadde che Mr. Bones,
detto anche Sparkatus,
compagno di strada
del defunto poeta Willy G.Christmas,
si apprestò a dimostrare
di essere un campione
fra i cani.
Avanzando dall’erba
sul bordo orientale della strada,
attese un varco
nel traffico e poi
cominciò a correre.
Pur essendo debole
gli restava un po’
di sprint nelle gambe,
e appena trovò
l’andatura giusta,
si sentì più forte
e più felice di quanto
non gli fosse capitato da mesi.
Corse verso il frastuono,
verso la luce,
verso il fulgore e il rombo
che gli venivano incontro
da tutte le direzioni.
Con un pò di fortuna,
prima che il giorno finisse
si sarebbe ricongiunto con Willy’.
Da ‘Sunset Park’
‘Smettila di sperare
in qualsiasi cosa
e vivi solo
per il presente,
per questo istante passeggero,
l’adesso che è qui
poi non c’è più,
trascorso per sempre’.
Da ‘Mr. Vertigo’
‘Chiudete gli occhi;
allargate le braccia
e lasciatevi svaporare.
A quel punto,
poco alla volta,
vi solleverete da terra.
Ecco, così’.
Da ‘L’invenzione della solitudine’
‘E’ stato.
Non sarà mai più.
Ricorda’.
Paul Auster