28 Agosto 2022

Centro storico e frazioni: realtà unica da coordinare

Francesco Berni
Centro storico e frazioni: realtà unica da coordinare

Assisi è al centro di una costellazione di insediamenti che si sono sviluppati nel tempo lungo. Un patrimonio diffuso costituito da architetture, saperi e conoscenze locali stratificate nella storia come un testo letterario redatto collettivamente. 

Ma ha senso continuare la scrittura di questa opera? Se si, come fare?.

Una questione apparentemente semplice che nasconde delle scelte rispetto al passato e al futuro di Assisi. Un territorio che possiamo associare ad un arazzo fatto

di trame intrecciate nella storia a cui è fondamentale dare continuità.  

Ma allora come proseguire innovando le nostre strutture urbane senza stravolgerle? Assisi e il suo sistema di frazioni ha nel suo attuale impianto una struttura policentrica fatta da una corona di piccoli centri urbani con la loro piazza e una forte identità locale. Questa armatura urbana è la ‘spina dorsale’ su cui costruire una visione di territorio in chiave ecologica e di sostenibilità urbana. A tal proposito, una lezione che possiamo apprendere dalla recente pandemia e dagli impatti prodotti dal cambiamento climatico è la necessità di ritornare ad una dimensione di prossimità urbana sia sociale che funzionale. Per questa ragione si parla oggi di città a ‘15 minuti’ [1]. 

Cosa significa in concreto? Ripensare la città come insieme di piccoli paesi dove potenziare servizi essenziali, spazi pubblici incrementando il grado di accessibilità al trasporto pubblico. 

In potenziale Assisi possiede già questa conformazione ‘naturale’. 

E allora, Palazzo, Petrignano, Castelnuovo, Rivotorto e le altre frazioni assisane possono rappresentare un modello di territorio policentrico su cui avviare politiche di potenziamento dei servizi essenziali e la loro connessione a partire dalla rete ciclabile [2]. Ma questo può essere fatto anche a livello energetico ad esempio con la promozione di comunità energetiche un modello capace di mettere insieme cittadini, enti pubblici e imprese per la produzione e autoconsumo in loco di energia pulita [3].

Da quali azioni concrete possiamo partire per implementare una visione policentrica per le nostre frazioni? Sicuramente partire con un percorso intelligente di decentramento dei servizi pubblici ed un loro potenziamento funzionale. Un processo che va pensato in modo innovativo coinvolgendo ad esempio i luoghi di presidio locale come edicole, bar o proloco senza moltiplicare strutture ma potenziando l’esistente. 

Come fare in concreto?  Siglando come hanno fatto molte città in Italia un accordo con la FIT (Federazione italiana tabaccai) per consentire alle tabaccherie presenti sul territorio di rilasciare certificati anagrafici o attraverso patti di collaborazione siglati con bar, esercizi commerciali e proloco. 

Un servizio sotto casa per le famiglie e cittadini delle nostre frazioni che potrebbe riguardare anche un modello di biblioteca diffusa. Milano ha attivato ad esempio un servizio di Smart library nella linea 1 della metropolitana. Una biblioteca robotizzata, che offre gratuitamente 400 libri, audiolibri, fumetti e dvd da prendere in prestito e restituire in totale autonomia. Nel nostro territorio questo servizio può essere appoggiato in modalità analogica in vari luoghi su cui sviluppare progetti culturali (es. percorsi didattici con le scuole, gruppi di lettura locali, etc). 

In conclusione si tratta di attivare progetti integrati dentro però una visione di territorio per evitare la dispersione di risorse e di investimenti. Questo è il limite strutturale dei governi locali che si sono succeduti nel tempo ad Assisi. 

Abbiamo bisogno di Impostare una strategia territoriale da disegnare e condividere con le nostre frazioni e da formalizzare nel piano regolatore. Un antidoto fondamentale contro lo spontaneismo e la politiche delle toppe in corsa a cui siamo stati abituati in questi decenni. 

[1] tra le principali città europee che hanno adottato questo modello ricordiamo Milano, Parigi e Barcellona. 

[2] si rimanda al modello delle cycle superhighway (ciclabili veloci) presenti in molti paesi europei ma in corso di realizzazione anche in Italia con il PNRR. 

[3] si tratta di un modello già molto sviluppato in Germania che in Italia sta avendo una forte accelerazione grazie al PNRR e l’attuale crisi energetica. 

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

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