05 Luglio 2020

Sondaggio “Interstizi”: Assisi e Bastia ormai sono una sola città.

Interstizi
Sondaggio “Interstizi”: Assisi e Bastia ormai sono una sola città.

Interstizi è un gruppo di giovani con professionalità diverse, per lo più assisani, appassionati di rigenerazione urbana. Siamo accomunati dalla convinzione che urbanistica e società siano imprescindibilmente connesse e che solo dalla cittadinanza attiva e dalla partecipazione si possano avere risultati per il miglioramento dello spazio in cui si vive, si lavora, si passa il proprio tempo libero.
Abbiamo recentemente lanciato un sondaggio riservato agli abitanti del Comune di Assisi, per indagare l’uso del territorio da parte degli abitanti. Per comprendere e classificare le differenti tipologie di bisogni percepite dai cittadini, è importante conoscere i principali i flussi di spostamento compiuti da chi vive il territorio. Ciò è necessario per individuare possibili risposte a determinati bisogni e quanto esse possano essere diffuse e accessibili a tutti, laddove per risposte si intende: attività di vario genere, servizi e infrastrutture. L’analisi dei flussi serve anche a comprendere meglio il cosiddetto processo di territorializzazione in atto, ovvero il legame (inteso in tutte le sue sfumature) dell’uomo al suo territorio.
Alcuni componenti del gruppo hanno analizzato ed interpretato le risposte date al sondaggio.
Invitiamo a compilarlo chi non l’avesse ancora fatto:
https://docs.google.com/forms/d/1hVQSD2RSLcgsYSKCXqniWDINE_9AAUUBaux3xVhCUk4/viewform?edit_requested=true
Questo tipo di indagine, anche se affrontata in maniera generica e su un campione ridotto, fornisce comunque un punto di partenza utile per fare delle considerazioni. Conoscendo i tragitti che le persone sono disposte o costrette a fare, si può comprendere a quali luoghi del territorio esse attribuiscano un valore. Insomma: dimmi dove vai e capirò chi sei.

SPOSTAMENTO O PERMANENZA?

Dal sondaggio emerge che in molti rispondenti, anche tra chi dichiara di passare il proprio tempo libero all’interno del Comune di Assisi, Bastia Umbra è tra i propri spostamenti principali (ad essa seguono, in ordine: Perugia, Foligno, il lago Trasimeno e altro). Questo dato rileva che quello per Bastia Umbra è il principale flusso di spostamento. Riteniamo interessante riflettere e tenere in considerazione tale risultato, perché ciò indica e conferma che Bastia Umbra è una calamita territoriale, la prima per motivi di lavoro, svago e spesa. Questo sottolinea che le attività più richieste e necessarie sono principalmente presenti a Bastia e non ad Assisi o a Santa Maria degli Angeli. Tale spostamento si realizza praticamente solo in auto, quindi con mezzi privati.
Tra gli aspetti più apprezzati del territorio comunale (pregi) indicati della maggior parte dei rispondenti provenienti da vari luoghi del Comune di Assisi, vi sono quelli legati alla presenza di natura, tranquillità, bel paesaggio e infine presenza diffusa di rapporti umani.
Tra i difetti dei vari luoghi di provenienza dei rispondenti residenti compaiono invece, in ordine: scarsi collegamenti, scarsa accessibilità (specie alla città di Assisi), poche iniziative e luoghi dedicati ai giovani, poche attività ricreative, poche possibilità lavorative, mancanza di percorsi pedonali e ciclabili e la necessità di miglioria delle aree verdi. Sembrerebbe ovvio dover compensare la mancanza di certi servizi con nuova occupazione, ma perché un così ovvio bilanciamento non avviene? Quali ostacoli? Quali possibili strategie?
Infine, è importante sottolineare come la quasi totalità dei rispondenti reputi utile la partecipazione dei cittadini alla riprogettazione territoriale.

LO SPAZIO PUBBLICO E PER GIOVANI

“Frequenti spesso gli spazi pubblici? Se sì, quali tipi di spazi?”. Questa una delle domande del sondaggio, le cui risposte sono state molto interessanti: piazze, bar, ristoranti, negozi, parchi, spazi verdi, strade, cinema, librerie, chiese, musei.
Tutti questi luoghi sono stati classificati come pubblici, anche se non si tratta di sole aree gestite dal Comune: il bar a gestione privata è concepito come pubblico alla stregua della piazza. Cade così la distinzione basata sulla proprietà ed emerge una percezione dello spazio pubblico sulla base delle funzioni e delle relazioni che in esso si riscontrano abitualmente. Il bar, il cinema, i negozi, i ristoranti, i musei, le chiese sono spazi privati/pubblici, essi risultano essere luoghi in cui chi vi permane sedimenta un senso di appartenenza.
Il 54% degli intervistati che passano il loro tempo libero fuori casa, tuttavia, afferma di spostarsi fuori dal Comune di Assisi, soprattutto gli under 30. C’è quindi l’esigenza di cercare altrove ciò che non si trova nel proprio “orto”, in particolare emerge un grande perdente: lo spazio dedicati ai giovani. Come aveva riscontrato il primo sondaggio online di Interstizi, Assisi non viene percepita come territorio per giovani, con tutto ciò che questo comporta. Precisiamo che la scarsa presenza di anziani sui social influisce sulla mancanza di suggerimenti in relazione agli spazi dedicati loro, tema su cui si dovrà indagare meglio sul campo.
Occorre dunque riflettere sulle modalità di progettazione tecnica, culturale e contenutistica di questo tipo di spazi, puntando sul riutilizzo di ciò che già c’è. Uno stile di pianificazione che segue standard e iter burocratici ormai obsoleti, può ostacolare tale processo.  Solo un’apertura al rinnovamento da parte dei soggetti privati e pubblici potrà permettere agevolazioni e semplificazioni per il riuso e per generare servizi nuovi, con soluzioni dedicate ed efficaci al fine di attrarre i residenti a fruire del proprio territorio.

UN SISTEMA INTERMODALE

Le infrastrutture pubbliche assisane risentono dell’evoluzione edilizia tipica italiana di “città diffusa”, fortemente accentuata nella valle del Subasio: raggruppamenti sparsi di case o piccoli paesini dove la quota di mille anime spesso non viene raggiunta, lande agricole non contigue e riserve naturali. Questo scenario rende sicuramente molto difficile una pianificazione organica della rete dei trasporti pubblici, soprattutto in termini di rapporto utilizzatori/risorse, che rende di fatto insostenibile la sua fattibilità. Non si può pensare di creare una rete paragonabile a quella di una metropoli, non può essere questa la linea di pensiero che, purtroppo, ha sia chi ci governa, sia chi ci vive. Si devono cercare metodi innovativi e intelligenti (no intesi come “smart”, ma frutto di una pianificazione) di integrazione dei trasporti a step, da quelli lenti a quelli veloci e viceversa.
Il problema dei trasporti pubblici è una piaga che si ripercuote nella mentalità dei locali: sin da piccoli l’automobile è vista come l’unico vero mezzo di libertà. Per fare 400 metri dalla propria casa alla farmacia si è spinti a prendere la macchina, è sempre il primo pensiero. Il dubbio è se questa mentalità sia causa o conseguenza della mancanza di organicità delle infrastrutture e in che grado questo incida sulla presenza o meno dei servizi. Il tema è sicuramente complesso e non di facile lettura, ma, qualsivoglia conclusione si raggiunga, è innegabile che si debba intervenire, a piccoli passi, in entrambe le direzioni. Come? Da un lato sensibilizzando i paesani alla mobilità dolce con iniziative (vedasi il PiediBus oppure i nostri prossimi progetti di Bike Tour), dall’altro studiando interventi puntuali che abbiano come target preciso un’organicità a tutti i gradi della mobilità, basandosi sui limiti e sui pregi del nostro piccolo angolo di paradiso.

ALCUNE CONSIDERAZIONI SOCIALI

La serendipità indica la fortuna di scoprire qualcosa per puro caso, mentre si stava cercando dell’altro. Potremmo intendere così alcuni risultati emersi dal questionario sullo studio dei flussi.
In particolare, da un punto di vista psicologico e sociale, colpiscono due risultati:

1) emerge piuttosto prepotentemente che fino ai 29 anni la quasi totalità dei giovani adulti intervistati continua a vivere insieme ai genitori. Questo risultato in parte non stupisce, perché conferma come il comune di Assisi si inserisca pienamente nel fenomeno nazionale di diffusa difficoltà delle nuove generazioni di affrancarsi da quelle precedenti. Anche se generale, questo non vuol dire che non sia problematico: assistiamo infatti ad una intera generazione al palo, incapace di uscire dal nido domestico ed avviare un progetto generativo. Se 30 anni fa la grande maggioranza dei 30enni avevano casa, famiglia, figli e lavoro, oggi spesso non hanno nessuno di questi.

2) degli 82 partecipanti al sondaggio, osserviamo come alcuni siano originari del Sud, nessuno del Nord e solo uno dichiari di essere originario di un altro paese. Il risultato è significativo per almeno due motivi: da una parte, il Comune di Assisi si inserisce pienamente nel trend nazionale che vede l’annosa questione del divario tra Nord e Sud esprimersi con un fenomeno di emigrazione interna ad una sola direzione; dall’altra, praticamente nessuno straniero ha partecipato al sondaggio. Viene da chiedersi il perché. Gli stranieri si sentono così integrati da considerarsi italiani? Non sono interessati ai temi affrontati? Oppure semplicemente non sono stati intercettati dalle nostre modalità di reclutamento (online, su vari gruppi social in cui partecipa la cittadinanza)? Questo tipo di domande sottendono quanto la popolazione straniera sia o si senta integrata nel nostro territorio. Ed è dimostrato che quanto più una popolazione si sente parte della collettività ospitante, tanto meno è soggetta a manifestazioni psicopatologiche (come alienazione sociale, depressione, psicosi) ed antisociali (come droga, furti, terrorismo).

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