17 Novembre 2021

Seguire i soldi: Ludovico Giustiniani

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Ludovico Giustiniani
Agostino Silva

L’altare di San Filippo Benizi in capo alla navata meridionale della cattedrale di San Rufino è decorato da una mostra in stucco adorna di sculture allegoriche che ritraggono le quattro Virtù Cardinali – in basso Giustizia e Fortezza, in alto Temperanza e Prudenza – e termina in alto con due angeli che portano uno scudo con l’insegna araldica dei Giustiniani di Foligno, un castello con un’aquila nel capo. Da questa famiglia uscì il cardinale Ludovico Giustiniani, vescovo di Assisi dal 1670 al 1685. Ne dà notizie Giuseppe Di Costanzo nella Disamina degli scrittori, e dei monumenti risguardanti S. Rufino vescovo, e martire di Assisi, pubblicata nella Tipografia Sgarigliana di Assisi l’anno 1797:

Agostino Silva


            “Lodovico Giustiniani di Foligno dell’ordine de’ Servi, nel quale era stato inalzato a tutti i gradi fino al generalato, conseguì la chiesa di Assisi vacante da due anni nel Settembre del 1670, e la tenne fino al 1685 essendo morto ai 20 Giugno di esso anno. Convocò il sinodo diocesano nei tre ultimi giorni di Novembre 1671, e ne pubblicò i decreti l’anno seguente colle stampe di Asisi presso Stefano Leonardo. Nel 1675 sotto il dì 23 Febbrajo ottenne un rescritto da Clemente X coll’indulto al capitolo, e clero di Asisi di recitare l’ufficio divino secondo il breviario francescano, che era stato prima accordato da Sisto V, ma forse non ancora messo in pratica, o certamente tralasciato. Formò processo sulla santità, miracoli, e culto immemorabile del beato Antonio da Stroncone dell’ordine de’ minori, e in virtù di tal processo la sagra congregazione de’ riti approvò il culto, e quindi l’ufficio, e la festa nella città”.
            Nel 1672 monsignor Giustiniani donò alla cattedrale di San Rufino una reliquia di san Filippo Benizi, nato a Firenze nel 1233 e morto a Todi nel 1285, tra i fondatori dell’ordine dei Servi di Maria, proclamato santo da Clemente X nel 1671. Giustiniani fondò in chiesa un nuovo altare intitolato a San Filippo Benizi e chiamò a decorarlo lo stuccatore ticinese Agostino Silva – sul basamento della statua della Fortezza si legge la firma “Selva f(ecit) 1672” -, a lui noto per aver rinnovato nella vicina Spello l’interno della collegiata di Santa Maria Maggiore. Subito dopo, Silva ricostruirà l’altare della Immacolata Concezione per il canonico Lattanzio Sermattei, quello del Crocifisso per la Compagnia del Sacramento, gli altari di San Gregorio Magno e di San Giacomo e Sant’Antonio per le confraternite omonime – questi ultimi distrutti nel 1848 – e modellerà la bellissima serie di statue di profeti alle pareti delle navate.
           Giustiniani aveva dato prova della sua consuetudine con le arti figurative in qualità di ministro generale dell’ordine dei Serviti, quando, nell’occasione della festa di canonizzazione di san Filippo Benizi, aveva coinvolto Berrettoni, Garzi, Baldi e Rioli per abbellire la basilica di San Pietro in Vaticano. Ad Assisi le sue conoscenze nel campo saranno sfruttate dai canonici della cattedrale, raccolti nella Compagnia del Santissimo Sacramento, che per il suo tramite otterranno dal pittore genovese Giovanni Andrea Carloni le tele e gli affreschi della nuova cappella.
           Insomma un personaggio importante, se non fosse che negli ultimi secoli si sono succeduti alla guida di questa cattedrale una serie di figure di canonici poco rispettose della sua storia. Così il quadro dipinto dal pittore di Assisi Feliciano Trapassi, con san Filippo Benizi in adorazione della Vergine addolorata che decorava l’omonimo altare, fu rimosso nel 1848 e si trova ora nella chiesa di San Vitale sulla cosa del monte Subasio, per lasciare il posto a una tavola dipinta da Dono Doni per l’altare della confraternita dei Santi Giacomo e Antonio. Nel 1882 le bellissime statue di profeti, che rappresentano il maggiore complesso di statuaria barocca in Umbria, furono sciupate da una finta patina bronzea, tanto che qualcuno in tempi recenti avrebbe voluto abbatterle motivando la richiesta “sia perché sono di fattura assai modesta, sia e soprattutto perché non si inseriscono armonicamente nello spazio architettonico cinquecentesco”.

Dire follia è dire poco.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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