09 Ottobre 2023

Murcof & Sergi Palau

Dionisio Capuano
Murcof & Sergi Palau

In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine c’è un ordine segreto” [Carl Gustav Jung]

(Poi) io seduto in prima fila al set di Murcof e Sergi Palau, al centro del mondo; sabato sera globale d’un’estate ottobrina “che non sembra finire mai”. Si tratterà di coincidenze (cogliete l’anfibologia). Tra le cose che galleggiano in mente, nel qui-e-ora di quel tempo di suono-ed-immagine. Come punctum di uno studium barthesiano: le poltroncine del video di Fire Thief, insieme al frammento d’intervista alla ragazza israeliana “reduce” dal rave nel deserto durante l’attacco di Hamas.

La musica del messicano Fernando Corona Murillo, fin dai tempi di “Martes” (2002), dà l’idea di quanto sia radicalmente cambiato il senso di “ritmo”, “elettronica”, “techno”. Dello slittamento fisico e simbolico che porta il corpo dalla dance, alla trance, a forme sonore che richiamano e producono, istigano a fruizioni immersive e virtuali. Che tentano funzioni para-terapeutiche, equivalenti sinestetici di trattamenti tipo “emdr” (solo che oramai il post-traumatico è uno stato permanente).

Un successivo lavoro del musicista di Tijuana, “Remebranza”, (2005) si sviluppa durante la malattia e la morte della madre. Assorbe dalla vicenda umana dolore e sofferenza restituendoli in una forma di elaborazione del lutto. Se ci sono ancora scansione ritmica, beat, impulso è nel loro degradarsi e polverizzarsi. E comunque non appartengono allo scenario psico-sociale della sala da ballo. Proiettano molto indietro (più avanti), nel profondo. Viene da dire: ritualità junghiane [Jung on the dancefloor – discussing The Psychology of Raving – Beate Peter]. Musiche per cerimonie collettive che trattengono le striature del lutto, elevandole a cosmi ligetiani; la commozione che sussume l’atto coreutico.

Le elaborazioni visual del valenciano Palau aumentano la densità della tessitura multisensoriale attraverso fusione, trasformazione, distruzione, mutazione del “corpo di ballo”, l’Alias Dance Company diretta da Christophe Thockler. Quadri di un’esposizione dantesca. Donne e uomini nudi, con suggestioni di Climax di Gabriel Noè e delle tavole video di Bill Viola. Una sezione centrale violenta, con nuances splatter: le figure rannicchiate, le posture d’una messa a ludibrio si sovrappongono mentalmente a sequenze viste poco prima sui canali dell’informazione. Murcof e Palau sono molto di più dell’ “Alias Session” ma succede che “stasera” proprio questa funziona (al di là del fatto estetico) come innesco, deflagrazione controllata di schegge, espandendo la sua (inconsapevole?) funzione etica.

Può essere già strano partecipare ad un evento codificato, un D/V set, (al limite) musique concrete come la definisce Michel Chion, in un luogo ”sicuro”, un grande contenitore culturale (che spesso sovrasta i suoi contenuti graziandoli delle loro trasgressioni) e pensare al (vituperato tipo-topos del) rave. Più ancora stranirà l’aggancio emotivo di Alias Session proprio con il rave nel deserto che finisce sotto le parabole di missili e introduce mediaticamente ad una guerra. Non si tratteggia una similitudine, solo si dice di una potenzialità riflessiva che certa “arte” possiede in qualche suo cromosoma e che “accade”, al di là delle intenzioni e degli esiti estetici (pregevoli, se volete saperlo), in certi momenti.

La riflessione aperta, che non ha intenzione di giudizio, va appena un poco avanti. Siamo coincidenze: l’esserci in quel posto-momento anziché altrove, nello scarto (sic!) che definisce un perimetro di pensieri altri. Stare in un UFO. Di là uno sguardo al mondo, attraverso uno schermo-interfaccia che unisce-divide, differente (non un merito, un fatto) rispetto alle narrazioni correnti; la sensazione di essere anche noi fuori a ballare nel deserto.

Quello che muove un corpo, ritorna come movimento del pensiero [Steve Goodman]

Dionisio Capuano

È project designer e manager in ambito formativo e culturale. Collabora con la rivista Blow Up e tenta, senza successo, di mettere ordine nelle sue passioni per le varie forme dell'arte. Oggetto di studio in un recente saggio sulla critica musicale, ha pubblicato più di ottanta recensioni su dischi inesistenti ed è coautore di un album di musica elettroacustica.

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