10 Febbraio 2023

da Capodacqua: “anello di Fonte Bregno”

Giuseppe Bambini
da Capodacqua: “anello di Fonte Bregno”

L’itinerario a piedi proposto, è un anello con partenza e arrivo alla Chiesa di S. Apollinare a Capodacqua, piccolo agglomerato di case sparse alle pendici meridionali del Sacro Subasio, a metà strada tra il capoluogo e Spello, entrambi distano 6 km da qui.

La chiesa sembra sovradimensionata rispetto alle poche case dei paraggi, va comunque considerato che per Capodacqua si intende da sempre un vasto territorio compreso tra Rivotorto, Viole e Capitan Loreto.
Abbigliamento comodo e adeguato alla stagione, scarponi da montagna ben rodati, bastoncini, qualcosa da mangiare e da bere nello zainetto, non dimenticate di portare anche la carta dei sentieri del monte Subasio del CAI sezione di Foligno in scala 1:25000, molto utile insieme alla descrizione.

Il giro descritto si sviluppa su stradelli e sentieri ben marcati, richiede un minimo di allenamento, è di grande interesse sotto tanti punti di vista.

Questi i dati

distanza: 13.5 km
dislivello complessivo salita: 800 m
dislivello complessivo discesa: 800 m
quota max: 1000 m
quota min: 305 m
tempo stimato: 5 h + le soste 

Dalla chiesa di S. Apollinare (330 m) si inizia a camminare direzione Assisi per poche decine di m, imboccando subito a dx lo stradello che porta al piccolo cimitero, che si costeggia su stradello in marcata salita tra gli olivi, giungendo su strada depolverizzata, vigilata da croce metallica (370 m).

Si continua verso dx in salita, accompagnati da querce secolari, oliveti ben curati, case restaurate con pietra a vista; in basso la Valle Umbra.

Al bivio con Via Fosso San Benedetto (460 m), si prende verso dx toccando struttura turistica (455 m – Gabbiano su IGM); si prosegue su stradello a fondo naturale in salita che serpeggia tra oliveti collinari e querce secolari. In corrispondenza di un evidente bivio (575 m) prendendo verso dx per pochi m si giunge al bel manufatto della Fonte Sermattei

In una apertura sulla dx – tra le pietre squadrate e lisce – qualcuno ha lasciato un minuscolo presepio, che sorprende anche il viandante più disincantato e concretizza la devozione popolare diffusa.

Tornati indietro allo stradello, si continua in marcata salita e poco dopo, in corrispondenza di un evidente bivio, si prende a sx giungendo subito ai ruderi di Gabbiano Vecchio (604 m) completamente colonizzato dalla vegetazione; di fronte è la chiesina campestre dedicata a S. Antonio, con campanile a vela, in stato di abbandono.

Si torna indietro allo stradello continuando in marcata salita, poco dopo si incrociano i segnavia bianco-rossi 356 del CAI che si seguono; dopo un paio di stretti tornanti in salita si giunge alla cava di Gabbiano (750 m) o cava Masciotti, dismessa circa 40 anni fa.

Lungo lo sconnesso stradello fin qui percorso, transitavano mezzi a motore che trasportavano i blocchi di corniola litografica, pietra leggermente grigiastra a pasta molto fine. All’ingresso del museo della Perugina a S.Sisto, è un torchio la cui base è costituita da una pietra litografica proveniente da questa cava. All’ingresso della sede della Associazione Industriali di Perugia sono due stampi di pietra litografica proveniente anch’essa da qui. Da ricordare infine che durante il periodo di utilizzo, la cava di Gabbiano era molto frequentata anche da collezionisti e amanti di fossili, ammoniti e dintorni.  

Si prosegue in marcata salita su esile sentierino che si mantiene sul bordo del Fosso Renaro, andando a incrociare (775 m) uno dei sentieri più conosciuti e battuti dell’intero massicio (segnavia 350) che si prende verso sx in salita, giungendo senza possibilità di errori a Fonte Bregno (1000 m), la più alta del massiccio, con acqua di sorgente naturale; un cartello ammonisce il viandante che la stessa acqua non è controllata.

Vai un po’ a capire perché non viene controllata!  Questioni di competenze (e ti pareva!), chissà che ne pensano quelli che gestiscono (si fa per dire) il parco.

Una evidente epigrafe M N F (Milizia Nazionale Forestale) ci ricorda chi attuò il ciclopico rimboschimento (1227-1238) del Sacro Subasio.

Dopo una meritata sosta si riprende il cammino.

Si lascia il segnavia 350 – che sale verso la cima – e si prosegue su strada forestale in discesa (segnavia 354) che placidamente porta al pianoro della Bolsella (925 m), inconfondibile per la presenza di alcuni possenti tralicci e antenne paraboliche.

Qui si lascia la strada forestale e si piega sulla sx (segnavia 354) entrando nel bosco su esile sentierino in marcata discesa, dove occorre un minimo di attenzione in caso di erba bagnata. Eccoci a Sasso Rosso, conviene salire sullo sperone che ne costituisce la vetta geografica (830 m), incastonato nella vasta lecceta di Sasso Rosso.

Superbo panorama su Assisi, la Valle Umbra e i monti che la coronano, il verde tutto intorno.

Rilassatevi: siete sul Sacro Subasio.

Sempre seguendo i segnavia 354, con alcuni piccoli saliscendi si giunge di fronte allo sperone roccioso di Sasso Aguzzo (810 m)

proseguendo sulla dx si attraversa un impluvio, sbucando sulla S P 251 (805 m), asfaltata, che si percorre verso sx in discesa.

Anche in questo caso, come in altre strade del Subasio, si è preferita la soletta di asfalto nero, duro e puro al posto del meno impattante depolverizzato. Ma tanto è inutile farlo presente a qualsiasi livello, tutti risponderebbero “non è di nostra competenza”.

Amen!

Si lascia sulla sx l’abazia di S. Benedetto (730 m); sempre in discesa si imbocca sentiero che taglia un lungo tornante della S P e torna sulla stessa, giungendo a un largo pianoro (624 m).

Qui si lascia il segnavia 354 – che sale all’Eremo delle Carceri – per imboccare sulla sx uno stretto sentierino in marcata discesa (segnavia 354 A) – sulla sx orografica del fosso Rosceto – dove occorre un minimo di attenzione in caso di erba bagnata.

Sempre seguendo i segnavia si attraversa il fosso Rosceto, si prosegue costeggiando lungamente un vasto oliveto, andando a sbucare su stradello dove è un manufatto dell’acquedotto (495 m). Ora a sx su strada sassosa in discesa, che poi diventa asfaltata, tra olivi e bei casali, giungendo a un evidente incrocio (440 m); sulla sx elegante abitazione caratterizzata da edicola votiva al piano stradale, protetta da grata.

Si traversa e si continua in discesa (segnavia 354 A) lungo l’asfaltata Via S. Vitale; belle abitazioni sulla dx tra olivi, giardini curati, piante da frutto: geometrica armonia.

Al 1° bivio (410 m) si va a sx, al 2° bivio (395 m) ancora a sx; qui si lascia l’asfalto e il segnavia 354 A – che scende alla vicina chiesa di S. Vitale – per imboccare uno stradello campestre, praticamente rettilineo, che tra case restaurate con pietra a vista, coltivi, querce secolari, infiniti oliveti, giunge con lievi saliscendi alla storica Fonte Malvarina (410 m), la più elegante dell’intero massiccio, con arco realizzato con la classica pietra di Assisi. Va precisato che anche questo storico fontanile è da tempo in stato di abbandono e ovviamente senza acqua.

Proprio di fronte si imbocca stradello campestre in marcata discesa che, sempre tra oliveti – sembra di essere in un affresco del Perugino – va a sbucare sulla strada asfaltata Via Pieve di S. Apollinare (305 m).

Ora a sx in salita fino al bivio vigilato dall’edicola mariana “Madonna delle Cave” (340 m), cristallino esempio di devozione popolare, la cui dedicazione ricorda che da lì si imboccava la strada che conduceva alla cava di Gabbiano.

Si va a dx in leggera discesa tra le poche case di Capodacqua; la chiesa di S. Apollinare (330 m) è lì a due passi.

Sarete sicuramente un po’ provati – suvvia non così tanto – ma con addosso quella sana e positiva stanchezza che queste camminate attraverso il Sacro Subasio riescono a trasmettere, ma solo a chi le percorre con la giusta voglia di vedere, percepire, ossevare, meravigliarsi.

Sensazioni che nessun asettico percorso verde urbano – attrezzato o meno – riesce a dare.

Garantito!

Scarica la traccia gpx

Giuseppe Bambini

Viandante per antiche terre Umbre

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