21 Giugno 2024

Collepino e dintorni

Giuseppe Bambini
Collepino e dintorni

Il punto di partenza di questo interessante itinerario a piedi – breve ma intenso –  è il borgo di Collepino – frazione montana di Spello alle falde meridionali del Sacro Subasio – che si raggiunge facilmente in auto dal capoluogo, lungo la SP 249 che sale serpeggiando tra infiniti oliveti che si affacciano sulla valletta della Chiona. Oliveti che terminano proprio all’altezza del borgo medievale perfettamente restaurato, caratterizzato dalla scaglia bianca e rosa, la “Pietra di Assisi”.

Abbigliamento adeguato alla stagione e alle condizioni meteo, scarponi da montagna ben rodati, nello zaino qualcosa dal mangiare e da bere, bastoncini da trekking per chi è abituato a usarli, consigliatissima la carta dei sentieri del Monte Subasio in scala 1:25000 della sezione CAI di Foligno.

 

questi i dati:
distanza: 6.6 km
dislivello complessivo salita: 400 m
dislivello complessivo discesa: 400 m
quota massima: 980 m
quota minima: 605 m
durata stimata: 2 h 30 min + le soste

Si inizia a camminare dal grande parcheggio (605 m), appena a monte dell’ingresso principale al borgo, lungo la SP 249 (asfaltata) in direzione Armenzano, in leggera e costante salita. Percorsi 1.4 km, in corrispondenza di un evidente bivio (665 m), si lascia la SP 249 per imboccare sulla sx strada di uso forestale in salita

proseguendo nella direzione principale si giunge a incrocio di vari stradelli (740 m) dove si prende sulla sx, qui iniziano i segnavia CAI bianco-rossi 360

questa parte dell’itinerario è molto faticosa per la notevole pendenza, per il fondo sassoso e a tratti scosceso, non presenta pericoli oggettivi ma va percorso con  calma, fino ad arrivare al pianoro erboso del Santuario della Madonna della Spella (980 m) – localmente “la Spella” – in pietra calcarea bianca e rosa a vista, dove alcune tavole e panche invitano il viandante a una meritata sosta.

Ma oltre alla sosta c’è un magnifico panorama sulle mille (forse più) cime che si aprono a ventaglio; partendo dai monti di Gualdo Tadino  (nord) e ruotando lo sguardo in senso orario fino all’ Amiata (ovest); del resto Spella sembra derivare dal latino arcaico “specula”,  “veduta, panorama” (Sampalmieri), oppure dal latino neutro plurale “hispella”, “creste, rocce, spuntoni” (Ancillotti).

Qui era un millenario insediamento benedettino.

I prati della Spella stanno a Spello come i prati degli Stazzi stanno ad Assisi e, come per gli Stazzi, anche qui alla Spella la domenica dell’Ascensione ne rappresenta la giornata topica.  Tutto si tiene sul Sacro Subasio !

 

Si riprende il cammino passando alla sx del manufatto; si va a individuare un sentierino in mezzo al prato che poi diventa evidente e – in discesa tra rocce affioranti – va a sbucare sulla strada panoramica (915 m), segnavia CAI 352 fino al termine.

Percorsi poche decine di m in discesa, si imbocca sulla sx un evidente sentiero ben segnalato (910 m) che placidamente scende in mezzo al bosco, supera un piccolo ricovero “la caccetta” (870 m) e giunge a un evidente bivio (745 m), ben evidenziato da cartello indicatore.

si lascia la traccia principale, si prende sulla dx un sentierino che aggira insediamento religioso, visibile in basso sulla sx; attraversato un piccolo impluvio si sbuca sulla strada panoramica (730 m).

A sx in discesa a superare un tornante fino alla strada di accesso all’Eremo della Trasfigurazione, dove è la comunità delle Piccole Sorelle di Maria.

Massimo rispetto per il luogo sacro e massimo silenzio.

Prima di riprendere il sentiero 352 conviene andare verso l’eremo; subito sulla sx è il bel manufatto della Fonte S. Silvestro, rigorosamente senza acqua.

Davvero senza scusanti, da parte di chi amministra, l’assenza di acqua da questa fonte, essendo stata, sicuramente per secoli o forse millenni, considerata terapeutica. Basti pensare che qualche anno fa, quando con un positivo progetto l’acqua vi fu riportata a scorrere, ci fu un bel servizio televisivo della rete regionale (RAI 3) riguardo questo evento ritenuto da tutti ben augurante poi, “passata la festa gabbato lo santo”, la fonte è tornata asciutta.

“quelli che rende l’abazia ancor oggi più importante è la devozione che riscuote specialmente dalle donne lattanti che senza interruzione si traggono da ogni parte per ottenere, a intercezione del santo, continue grazie, bevendo l’acqua denominata di S. Silvestro”.

Narra un mito che quell’acqua, bevuta con dispregio da parte di un uomo, gli avrebbe provocato un seno simile a quello delle puerpere.

(Mons. Don Mario Sensi, autorevole studioso di storia della Chiesa)

 

“per contadini e allevatori di Armenzano, era normale portare le mucche che avevano carenza di latte, a bere l’acqua terapeutica della fonte di  S. Silvestro a Collepino”

(Maestro Guerrino Bertoldi, memoria storica di Armenzano  )

 

Proseguendo di pochi m si è al moderno Eremo della Trasfigurazione (730 m) accanto al quale sono i resti di una antica torre campanaria.

Molto interessante la chiesa romanica, quel che rimane dell’Abazia di S. Silvestro, con abside perfettamente orientata a est, di antichissima fondazione benedettina alto medievale.

La sottostante cripta triastila è molto particolare.

 

“Le tre colonne disposte a triangolo, che sorreggono il presbiterio, hanno capitelli diversi e sono di diverso materiale: una è di bardiglio greco, l’altra di granito orientale, l’ultima di vaga breccia africana. Provengono tutte da templi pagani. Una delle tre è levigata dalle mani dei fedeli che si recavano a pregare S. Silvestro per guarire dal male alle ossa. Sui ruderi di questa antica abazia, dopo quattro secoli e mezzo di silenzio, Madre Teresa Tosi dell’Eucarestia, ex carmelitana bolognese, nel 1972 eresse, con le stesse pietre, l’Eremo della Trasfigurazione, dove vive con alcune consorelle chiamate “Piccole Sorelle di Maria” nel raccoglimento e nella preghiera. Così l’Abazia di S. Silvestro ha ripreso a vivere iniziando la sua seconda storia.

(Padre Virgilio Sampalmieri)

 

Si ribadisce che la visita e la permanenza in questo luogo va fatta nel più assoluto silenzio !

 

Si torna indietro alla strada panoramica e si individua facilmente (cartelli indicatori) il sentierino in discesa che serpeggia in mezzo al bosco, attraversa l’impluvio e giunge nuovamente alla SP 249 (625 m);

La percorrenza di questo tratto di sentiero – da sempre su fondo naturale –  recentemente è stata modificata con inserimento di scalinate e altri piccoli manufatti di legno; nel caso di fondo bagnato o umido il legno può risultare scivoloso, fare attenzione !

Si prende sulla dx, Collepino (605 m) è là a due passi.

 

Ma prima di ripartire, il borgo merita sicuramente una visita non frettolosa, camminando lungo i suoi vicoli fino alla piazzetta, con terrazza panoramica sulla valletta della Chiona con il suo superbo paesaggio modellato dall’uomo, fatto di boschi, radure, coltivi, casali restaurati, oliveti, minuscoli vigneti, sembra lo sfondo di un affresco del Pinturicchio.

Rilassatevi: siete sul Sacro Subasio !

 

Scarica la traccia

 

 

 

Giuseppe Bambini

Viandante per antiche terre Umbre

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