Il Tescio prende il proprio nome dal Santuario della Madonna dei Tre Fossi (479 m), nel punto di confluenza di tre corsi d’acqua: Fosso Oppico (luogo ombroso), Fosso del Trabocco (che esce fuori, che travasa), Fosso della Madonna dei Tre Fossi.
Solo a valle del santuario i tre corsi d’acqua, oramai riuniti, danno origine al Torrente Tescio.
Il punto più alto, la sorgente dell’Oppico, si trova a 796 m nel versante meridionale della dorsale Monte Sente-Monte del Cani, a valle della strada che collega Catecuccio con la bandita Cilleni.
L’origine del nome Tescio, che richiama il Fosso Tessino di Spoleto, il Fosso Tissino in Valnerina, l’abitato di Tesina nella montagna folignate, potrebbe essere un portato etrusco in territorio umbro (prof. Picchiarelli).
Una volta acquisito il nome – Tesius, Texius quindi Tescio, “che scorre irruento” (prof. Ancillotti) – alimentava numerosi mulini fino al ponte S. Vetturino, avendo una portata “media” d’acqua sicuramente maggiore rispetto a quella attuale.
Il Tescio termina alla confluenza nel Chiascio al Ponte di Bastiola (200 m).
Se consideriamo come inizio il santuario (479 m), la lunghezza è di 16 km, il dislivello è di 279 m, la pendenza media pari a 17 m/km (1.7 %).
Se invece consideriamo come inizio la sorgente dell’Oppico (796 m), la lunghezza è di 19.5 km, il dislivello è di 596 m, la pendenza media pari a 30.6 m/km (3.1 %).
Il Tescio riceve acqua attraverso un bacino idrico (bacino imbrifero) di 67 kmq, che comprende tutto il versante N del Sacro Subasio; una linea immaginaria che congiunge Rocca Maggiore, Porta Perlici, Rocchicciola, Montarone, Colle San Rufino (Torre Messere), la vetta geografica, Armenzano, Croce di Armenzano, le Montarelle, la Bandita, Catecuccio, Monte Pascuccio, San Presto, Monte delle Croci, Col Caprile.
Riceve sulla destra orografica i fossi: della Mètola, di Battifoglia, di Fallarano, di S. Croce, di S. Fortunato; ma è dalla sinistra orografica che riceve il tributario più copioso: il Fosso Marchetto, nel quale confluiscono tutti i numerosi fossi che scendono dal versante N del Subasio.
Eppoi ci sono i ponti, tanti, siamo in una terra antica; dei Tre Fossi (479), di Pian della Pieve (375), di Ponte Grande (358), i ruderi del Pontaccio o di Annibale (350 m), Pontaccio o di Beniamino (318 m), Dolci ((291 m), di Ponte S. Croce (275 m), dei Galli (267 m), S. Vetturino (252 m), di Bastiola (200 m).
Le frequenti piene – non esondazioni – che intasavano di detriti i numerosi mulini lungo il Tescio, sono drasticamente calate dopo il ciclopico rimboschimento (1927-1938) e la regimazione dei corsi d’acqua attuati dal Regime.
C’è da dire che per secoli, potremmo dire da sempre, la regimazione dei corsi d’acqua, specialmente quelli a carattere fortemente torrentizio come il Tescio, avveniva durante i lunghi periodo di secca; con il letto asciutto venivano prelevati i tronchi e i rami che vi erano depositati e che sarebbero serviti per riscaldamento e altri lavoretti, venivano sistemate le sponde, si effettuava la manutenzione ordinaria; per quella straordinaria ci si rivolgeva a chi stava più in alto nella scala gerarchica del potere.
Già dal 1822, ancor prima dell’Unità d’Italia, fu creato il C F S (Corpo Forestale dello Stato) a cui si affiancò nel 1910 la A S F D (Azienda di Stato Foreste e Demanio), ai cui interni operavano tecnici di altissima qualità e professionalità.
Nel 1970 furono create le Comunità Montane, enti a gestione politica e il C F S ridotto a semplice controllore.
Gli interventi specifici passarono da tecnico-militari a tecnico-politici; chiunque mastica un minimo di politica sa che le due cose non sono uguali, perché la politica ha bisogno della mediazione e del consenso, l’apparato militare è molto meno legato a certi meccanismi.
Le Comunità Montane dell’Umbria sono state finalmente inglobate in un unica agenzia regionale – la A F O R – eliminando se non altro la pletora di politici di terzo livello che ne ingrossavano le fila.
Per avere una semplice idea dell’andazzo, basta dare uno sguardo al lavoro degli attuali commissari liquidatori delle ex Comunità Montane e ai debiti che si sono trovati davanti.
Tornando al nostro caso specifico, non si può dire che la montagna intorno al Tescio si sia spopolata, anzi con la rete degli agriturismi piccoli e grandi, dei casali ristrutturati per uso privato e per accoglienza turistica, il nostro paesaggio è sempre più vivo e culturale; la natura non pianta oliveti, vigneti, alberi da frutto, non semina né raccoglie.
Ma che bella l’armonia della montagna di Assisi !
Tutto questo fa si che gran parte delle sponde del Tescio si trovi al limite di proprietà private, ma mentre prima la presenza dell’uomo garantiva la manutenzione ordinaria, ora non più, ma non per colpa dei confinanti con il corso d’acqua.
Ora non si può, tutto è regolato da decreti, leggi, codicilli, se vuoi rimuovere un tronco che ostacola il naturale deflusso devi fare apposita segnalazione, attendere la dovuta risposta e magari la visita di un tecnico, la cosa è esasperante.
Basta parlare con una qualsiasi persona che ha una proprietà al limite del corso d’acqua: tutti vi ripeteranno la stessa cosa.
Nessuno legge, nessuno sfoglia più il “grande libro del buon senso” –
chissà se questo termine esiste ancora – perché è nel “grande libro del buon senso” che chi ci ha preceduto leggeva cosa era giusto fare e cosa non andava fatto.
Ma la realtà virtuale non si può imporre per decreto, perché poi quella reale viene in superficie, senza chiedere permesso.
Indietro non si torna, basta dire che il C F S è stato abolito per legge nel 2016, sempre per legge è confluito nei Carabinieri Forestali, continuando a svolgere egregiamente le funzioni precedenti, che però sono quelle di controllo, ma da tempo – anni ‘70 del secolo scorso – non più operative.
Per i cantieri forestali ci sono gli enti politici preposti che, salvo rare eccezioni, hanno un solo scopo: giustificare se stessi.
In una parola: autoreferenziali!