07 Ottobre 2021

§4 – Il fascismo

Maceo Angeli
§4 – Il fascismo
Foto giovanile di Maceo Angeli

Leggi la nota introduttiva

[11] Mio padre era un capo del P.S.I. di allora, lo aveva fondato lui ed altri nel lontano 1898[1], ed era seguito dall’entusiasmo della massa di contadini e operai i quali lottavano per migliorare le condizioni economiche e morali. Quindi i proprietari di terre di Assisi odiavano mio padre perché era un trascinatore di masse. Si arriva così all’avvento del fascismo ed ecco che queste forze reazionarie si scatenano contro di lui e contro noi della famiglia. Cominciarono le banche a chiudere gli sportelli. Espartero Angelini di Spello[2], direttore della Banca Popolare di Assisi, fu terribile contro di lui: chiuse ogni credito a nostro nome. Mio padre fu più volte bastonato, lui e mio fratello Balilla e mia sorella Angelina, finché in questo clima ci avvicinammo alla terribile data per tutta la mia famiglia del 1926, quando avvenne l’attentato a Mussolini a Bologna[3]. La notte successiva i fascisti si scatenarono contro i socialisti e comunisti e di notte vennero a casa nostra; sfondarono la porta, mentre babbo riuscì a fuggire, trovarono [12] me e mia sorella e ci bastonarono forte tanto che mi provocarono una ferita alla testa. Mia madre urlava terrorizzata, mentre babbo fuggiva da casa e il giorno dopo da Assisi alla volta di Terni. Chi lo aiutò a fuggire fu Renzi Angelo, che con il suo side-car lo portò presso suoi amici di Terni, i quali accolsero mio padre tanto fraternamente.
[13] Da questa altra brutta data (1926) per me e la famiglia iniziarono brutti tempi. Per tirare avanti occorrevano soldi, e questi pochi ne avevamo; non potevo avere un posto, perché non avevo l’iscrizione al Fascio; allora io avevo un’orchestrina e andavo a suonare alle feste da ballo, sia nei circoli locali, sia nelle famiglie, e si tirava avanti. Nei miei riguardi nessuno mi stimava come pittore, era molto difficile vendere quadri, quindi i giorni erano duri e pieni di tristezza. Si tirò avanti alla buona, col babbo lontano e la mamma che cuciva di bianco e rimediava qualcosa.


[1] È qui sottinteso che si tratta della sezione assisana del Partito Socialista Italiano, fondato in Italia nel 1892 a Genova nella sala di un’associazione garibaldina come Partito dei Lavoratori Italiani, nome poi mutato nel 1893 in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani e infine nel 1895 in Partito Socialista Italiano.

[2] Maceo Angeli scrive in realtà Espartero Vincenti, ma è un evidente lapsus indotto dalla forza di attrazione della parziale omonimia con il suo (apprezzato) maestro di scuola elementare, appunto Espartero Vincenti. Qui si tratta invece di Espartero Angelini, possidente e all’epoca Direttore della Cassa di Risparmio di Assisi, fortemente schierato politicamente a destra al punto di aver partecipato alla marcia su Roma nel 1922. Si è preferito indicare direttamente nel testo in nome esatto, per non indurre in errore i lettori meno attenti.

[3] Il 31 ottobre 1926 un colpo di rivoltella fu sparato contro Benito Mussolini, capo del governo, che su un’auto stava dirigendosi verso la stazione ferroviaria dopo due giorni di permanenza a Bologna. Anteo Zamboni, di 15 anni di età, di famiglia anarchica, fu immediatamente incolpato e ucciso con 14 pugnalate e un colpo di pistola, e poi il suo corpo fu calpestato e ingiuriato. Fu il pretesto per una accelerazione reazionaria del governo fascista: il 9 novembre 1926 furono dichiarati decaduti dal mandato parlamentare 120 deputati dell’opposizione, mentre il 25 dello stesso mese furono approvati i provvedimenti eccezionali contro gli antifascisti e la istituzione del Tribunale speciale, in vigore dal 6 dicembre 1926.

Edizione a cura di Francesco Lampone

Il prossimo capitolo del memoriale verrà pubblicato
giovedì 14 ottobre 2021:

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