30 Settembre 2021

§3 – Gli studi a Perugia

Maceo Angeli
§3 – Gli studi a Perugia
Maceo Angeli, ritratto di Agnese Sgargetta

Leggi la nota introduttiva

Il fascismo, che cosa è stato per me e per la mia famiglia. [1] Nessuno si rende conto che cosa è significato per tutta la mia famiglia: cercherò di ricordare i fatti più importanti di questa tragedia che ha sconvolto tutti noi.
Siamo agli anni in cui dovevo studiare, e si decise di mandarmi a Perugia all’Istituto d’Arte; ma i soldi per mantenermi a dozzina non c’erano, e allora si decise che sarei andato in bicicletta, da Assisi a Perugia, tutti i giorni. I soldi erano pochi, anche quelli per mangiare, e mi arrangiavo comperando un panino e bevevo pochi bicchieri di vino in una trattoria vicino alla stazione di S. Anna. Qualche volta andavo a mangiare in una trattoria in Via della Sposa, in compagnia di un altro alunno della Accademia di Belle Arti, un certo Esposito. Studiava scultura, economicamente si trovava nelle stesse mie condizioni, quindi cercavamo di tirare avanti come si poteva. Bisogna tenere presente che le strade a quei tempi non erano catramate come ora, ma erano in certi mesi sassose e immaginate la sera tornando verso Assisi quale incertezza era andare un po’ al buio e con quei sassi in terra. E quando pioveva?[2] Si tirava avanti, era la grande volontà a farmi tirare avanti. Tribolazioni inaudite che non capivo perché ero giovanotto e pieno di volontà, pensavo che un giorno avrei benedetto quegli sforzi e si tirava avanti.
Nell’interno della scuola era per me una situazione curiosa. Mi trovavo bene con quasi tutti gli insegnanti e i compagni di scuola. Ricordo con tanta simpatia il prof. Martelli Gino[3], insegnante di storia dell’arte, del vecchio prof. Frenguelli Pietro, insegnante di plastica, e del prof. Frenguelli ***[4], giovane insegnante di disegno architettonico, e del prof. ***[5], insegnante di disegno ornamentale, mentre con il prof. Giancarli (o Carli) i rapporti erano tesi; egli era uno di quei perugini che non poteva vedere gli stranieri della città di Perugia, ed ho dovuto per forza sopportare quella situazione che mi procurava tanto dolore.
Sono stati anni di duro lavoro e finalmente arrivai a finire e prendere la licenza dell’Istituto d’Arte. Mi iscrissi in seguito all’Accademia di Belle Arti[6], che si trovava nello stesso locale, e con il prof. Checchi Arturo[7] mi trovai veramente bene, perché eravamo affiatati e non eravamo molti; anche qui riuscii più tardi a prendere la licenza dell’Accademia di Belle Arti, il cui professore era Dottori[8], mio caro amico anche se le nostre posizioni artistiche erano lontane, e cominciare a cercare qualcosa di concreto dalla vita.
Allora con le mie licenze non potevo insegnare perché bisognava essere iscritti al Partito Fascista, ed ecco che venne in me il forte desiderio di tentare nel campo dell’arte, e mi venne l’idea fissa per tirare avanti. Vero è che un po’ tiravo avanti suonando il violino, prima in orchestrine da poco; poi ottenni il posto in una orchestra piccola al cinema della città che era venuto (cinema che era gestito dai fratelli Amici), ancora non esisteva il sistema sonoro.
È lì che ci conoscemmo con Agnese[9] e ci innamorammo per mia disgrazia, perché tanti sogni formulammo e che dirò più avanti come questi si infransero.


[1] Una annotazione successiva in maiuscolo interpolata dallo stesso Maceo recita: inserire qui n. 0 la famiglia. Come già accennato, si è però preferito porre il foglio numero 0, per coerenza di narrazione, in esordio, e dunque di disattendere l’indicazione.

[2] La bicicletta rimase una passione di Maceo Angeli, che partecipò anche a delle corse ciclistiche vincendo qualche premio. Ma le trasferte in bici alla mercé del maltempo non furono senza conseguenze, procurandogli una grave pleurite che lo costrinse vario tempo a letto, e gli valse però l’esenzione dal servizio militare.

[3] Si tratta più esattamente di Gino Luigi Martelli, con all’attivo diverse pubblicazioni di etruscologia.

[4] Il nome, evidentemente dimenticato, è sostituito nel manoscritto da puntini di sospensione. Potrebbe trattarsi di Giuseppe Frenguelli (Perugia, 1856 – Perugia, 1940) scultore esponente della corrente verista nella Perugia post unitaria. È anche possibile che Maceo Angeli abbia confuso il nome proprio con quello del precedente, omonimo nel cognome e quasi certamente parente.

[5] Il nome, evidentemente dimenticato, è sostituito nel manoscritto da puntini di sospensione.

 [6] Il diploma dell’Accademia è datato 3 giugno 1949.

[7] Fiorentino, Arturo Checchi nacque nel 1886. Pittore, dal 1925 al 1938 si trasferì a Perugia dove ricoprì la cattedra di pittura all’Accademia e sposò una sua allieva, Zena Fettucciari.

[8] Gerardo Dottori, nato a Perugia nel 1884, è stato un riconosciuto pittore italiano. Nel 1911 aderì al futurismo, rimanendo sempre fedele a questa ispirazione. Tra il 1936 e il 1938 insegnò all’Istituto d’Arte di Perugia, per poi essere incaricato della cattedra di Pittura dell’Accademia di Belle Arti, divenendone infine direttore nel 1940.

[9] Agnese, il cui nome proprio ricorrerà più volte oltre nel manoscritto, è da identificarsi con l’assisana Agnese Sgargetta, una bella ragazza che viveva ad Assisi e che suonava anch’ella il violino.

Edizione a cura di Francesco Lampone

Il prossimo capitolo del memoriale verrà pubblicato
giovedì 7 ottobre 2021:

IL FASCISMO

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