Nuovi dolori e angosce, per trovare la forza di andare avanti. Poi l’arrivo dei tedeschi in Assisi, i quali occuparono l’Istituto per ciechi e sordomuti trasformandolo in ospedale. Assisi fu giudicata città aperta, data l’importanza storica che aveva. Arrivò così come governatore della città il colonnello medico Müller[1], il quale si dimostrò molto comprensivo nei confronti della cittadinanza. Io conobbi Müller, e non so con quanta paura. Ma debbo ritenermi fortunato per l’aver conosciuto di persona detto colonnello, perché non mi fu torto un capello. Me lo presentò un tale Crippa[2], che era l’amante di una famosa cantante, sig.na Danco[3], la quale organizzò dei concerti di musica classica, uno famoso in un salone del convento dei frati francescani. Anzi ricordo che questo sig. Crippa acquistò da me un quadro per donarlo al colonnello Müller, il quale venne a scegliere nel mio studio che avevo nell’orto [34q] dell’albergo Spagnoli; si trovava in una delle tante chiesette abbandonate in Assisi, S. Lorenzuccio, ironia della sorte vicino al locale dove i giovani antifascisti si radunavano.
Così l’attività degli antifascisti si fece più intensa man mano che le notizie dello sbarco in Sicilia prima, e nelle vicinanze di Roma, si facevano sentire più forti. Noi che lottavamo per scacciare i nemici d’Italia – tedeschi e fascisti – non facevamo delle cose straordinarie, ma si cercava di aiutare normalmente e materialmente le moltissime persone, ebrei e antifascisti in generale, fornendo loro mezzi per tirare avanti un giorno per l’altro[4]. Poi vennero giorni di ansia e di incertezza. Si sapeva che da un momento all’altro sarebbero arrivati gli inglesi, ma i mezzi di informazione erano confusi e si attendeva da un momento all’altro il loro arrivo, ma non precisamente quando.
Lo sapevano meglio di noi i fascisti, perché ad uno ad uno se la squagliavano verso il nord. Ricordo un dopopranzo che andavo giù verso la mia scuola dei sordomuti, nelle vicinanze dell’albergo Giotto c’era un piccolo camion con delle tende laterali, ma aperto nella parte posteriore, e nell’interno c’erano delle persone che dato il buio non potevo riconoscere ma vidi bene due persone da me assai conosciute, uno era orologiaio e noto fascista, e l’altro era il noto [35q] fascista Antonio Cianetti, il quale mi disse: «Maceo, sei contento? Stanno arrivando gli inglesi». Ed io gli risposi: «Certo che sono contento, con tutto quello che ha sofferto la mia famiglia ed io!».
La macchina partì alla chetichella e non so chi avevano caricato all’ultimo momento, uno era una spia napoletana repubblichina che abitava lì vicino.
Intanto i tedeschi si ritiravano, e cominciò uno scambio di cannonate da una parte e dall’altra. Non si dormì mai tutta la notte, la mattina fu un viavai e la casa mia fu meta di persone nascoste sulla grotta che avevano paura delle cannonate che arrivavano; una addirittura aveva colpito la chiesetta vicina delle monache francesi.
[1] Valentin Müller era nato nel 1891. Bavarese, cattolico, fu anche sul fronte russo a Stalingrado. Fu nominato governatore militare di Assisi già nel settembre del 1943, apprezzato e stimato dalla popolazione, che lo festeggiò poi in occasione di una visita nel 1950. Gli è stata dedicata una targa commemorativa, e sulla sua lapide è raffigurata la Basilica di San Francesco.
[2] Geo Renato Crippa, nato a Bergamo nel 1900, è stato un intellettuale bergamasco, attivo in campo musicale, nelle arti figurative e nella storia locale. Pare che il nome proprio Geo sia di sua totale invenzione, prendendo a spunto il suo titolo di geometra.
[3] Suzanne Danco (Bruxelles, 22 gennaio 1911 – Fiesole, 10 agosto 2000) è stata un soprano e mezzosoprano belga.
[4] Ginevra Angeli rammenta come il padre riferisse di aver ricevuto dal colonnello Müller, poco prima della smobilitazione tedesca da Assisi, una consegna di medicinali e di coperte, che egli distribuì a persone bisognose e alle Suore Stimmatine di via degli Ancajani.
Edizione a cura di Francesco Lampone
Il prossimo capitolo del memoriale verrà pubblicato
giovedì 17 Marzo 2022:L’ARRIVO DEGLI INGLESI