Presi un taxi e mi avviai verso l’abitazione di mio cugino Elio, che mi accolse bene. Mi accompagnò all’albergo, dove presi una camera misera, senza finestra; la porta a vetri illuminava un poco la camera ed erano di queste camere ricavate su un ballatoio nell’interno di questo edificio, dove affacciandosi si vedeva tutta la desolazione del posto. Lì erano alloggiate un’infinità di persone di ogni paese e condizione: lavoratori, e tanta gente dall’apparenza poco raccomandabile e per niente socievole.
[4t] In fondo rispecchiava la gran parte dei parigini. Parigi (mi accorsi ben presto) che era inospitale e cattiva. Quando andavo a bussare a qualche porta, per cercare lavoro, te la chiudevano in faccia senza tanti complimenti. Allora mi decisi di andare a dipingere lungo la Senna, che conoscevo attraverso la visione delle cartoline, fotografie e illustrazioni, e del cinema.
A Parigi non dormii mai durante la notte, anche perché il fastidio di certe cimici enormi contribuiva ad esser agitato. Tutti i pensieri peggiori mi venivano alla mente: la grande disillusione che mi era capitata, quella dell’amore, era in quel momento più forte di quello che avevo lasciato in Assisi. Innanzi tutto mi venne improvviso il desiderio di rivedere mamma mia, era quello un sentimento vero che mi teneva legato, poi il desiderio che il giorno dopo avrei visto la Senna, e dipingere.
Verso le prime ore del giorno, dopo che un pochino avevo dormito, ma poco perché un rumore di passi dei vicini che andavano a lavorare mi svegliò improvvisamente: le persone che passavano avanti alla [5t] mia porta parlando forte in tutte le lingue, meno che il francese.
Mi alzai presto e via verso la Senna, prendendo il “Metrò”, zeppo di persone che andavano ognuno alla propria meta. Scesi dal trenino e salii le scale che mi portarono vicino a uno dei tanti ponti del fiume.
Che impressione mi fece vedere questa stesa di acqua calma, di un colore monotono, dove i grandi palazzi che stavano sulle rive si specchiavano assai poco, perché l’acqua non era limpida e pulita! I ponti uno vicino all’altro mi dissero che ero arrivato, che dovevo godere della loro bellezza in senso egoistico, perché nulla di buono mi dovevo aspettare dai parigini: tutti se ne fregavano gli uni degli altri. Scesi le scale per andare vicino all’acqua e trovai molti pittori, e in molti di loro riscontrai (sempre dentro di me) gli stessi problemi e le stesse ansie. Però il desiderio di dipingere era più forte, e mi misi a lavorare con lena dimenticando tutta la parte cattiva di quello che avevo passato, ritrovando [6t] un poco di felicità, perché ero arrivato in una città cattiva, non bella, ma tanto famosa nel mondo e che potevo dipingere liberamente.
Non so che fine ha fatto quel quadro che avevo dipinto per primo, che penso in fondo non era brutto.
Edizione a cura di Francesco Lampone
Il prossimo capitolo del memoriale verrà pubblicato
giovedì 16 Dicembre 2021:LA NOSTALGIA E LA PARTENZA DA PARIGI