03 Dicembre 2017

Da Firenze ad Assisi con la libertà nascosta nel sellino della bicicletta

Paolo Mirti
Da Firenze ad Assisi con la libertà nascosta nel sellino della bicicletta

L’edizione 2018 del Giro d’Italia partirà il 4 maggio da Gerusalemme anche per ricordare l’opera prestata dal grande ciclista italiano Gino Bartali tra il 1943 ed il 1944 per la salvezza degli ebrei durante l’occupazione nazista.
Negli ultimi tempi dopo anni di pudore e di silenzi, è venuto fuori con chiarezza il ruolo avuto da Gino Bartali in questa storia, come corriere segreto dell’organizzazione clandestina che faceva capo ai Vescovi di Assisi e di Firenze ed alla quale partecipavano persone delle più diverse idee politiche e convinzioni religiose. Andrea Bartali, figlio del campione purtroppo scomparso qualche mese fa, ha raccontato in un libro di memorie questa storia di ordinario eroismo.
“Perché proprio io? È questo che si domandò Gino Bartali ascoltando le parole del Cardinale di Firenze Elia Dalla Costa che l’aveva convocato in gran fretta in un pomeriggio d’autunno del 1943. ”Gino – gli disse – ti vorrei affidare una missione molto delicata. Pensaci su e dimmi se te la senti. Stanno arrivando a Firenze sempre più profughi ebrei italiani e stranieri. Devono sfuggire ai campi di concentramento e noi li dobbiamo aiutare e so che anche tu lo vuoi. L’unico modo per farlo è nasconderli nelle case private o negli istituti religiosi. Ma per non farsi scoprire hanno bisogno di documenti falsi. E qui entri in gioco te Gino.
Dovresti fare il corriere della rete clandestina portando nascoste nel sellino della tua bicicletta le foto dei profughi ad Assisi, e consegnarle ad una persona che io ti indicherò. Poi una volta che avranno stampato i documenti falsi dovrai andarli a riprendere e riportarli a Firenze. Naturalmente, te lo dico subito, qui si rischia la pelle, perché se i nazisti si accorgono di questo giochino ci fanno fuori tutti. Per questo ti chiedo di non farne parola con nessuno, nemmeno con tua moglie. Pensaci bene: a te non controlleranno mai, non desterai mai sospetti perché sanno che ti devi allenare per rimanere in forma e per riprendere le corse quando tutto sarà finito. E poi tu conosci quelle strade come le tue tasche. E allora Gino dimmi: cosa farai? ”.
L’idea del Cardinale Dalla Costa era stata geniale, c’è poco da fare. Perché se c’era uno che poteva farcela beh, quell’uomo era solo lui: Gino Bartali; quel toscano dalla lingua sferzante e dal cuore grande. Perché a lui le persone gli volevano bene davvero.
A quel tempo i campioni del ciclismo erano qualcosa di diverso. Erano una specie di semidei, erano sogni da inseguire pedalando nelle strade dissestate di mezza Europa. Erano quasi sempre figli delle classi più umili: minatori, braccianti, muratori, contadini.
Diseredati della fatica che in sella al loro cavallo d’acciaio come in un torneo cavalleresco avevano superato tutte le prove.
Bartali non era uno cui piaceva rimuginare sulle cose. Preferiva seguire l’impulso e l’istinto del momento. E così, chissà perché, di fronte a quella richiesta pensò a suo padre Torello. Pensò a quando da bambino dovette aiutarlo a distruggere alcuni volantini sui diritti dei lavoratori che teneva in casa, quando i fascisti assassinarono un deputato socialista dove Torello lavorava come bracciante. Pensò ai mille soprusi che lui, Gino, fu costretto a subire dalla federazione sportiva italiana, direttamente legata al Duce.
Come quando lo costrinsero prima a correre e poi a ritirarsi dal Tour del 1937 dopo una caduta dalla quale si stava riprendendo o quando gli imposero di non correre il Giro d’Italia del 1938 perché doveva concentrarsi sul giro di Francia. Una lunga sequela di prepotenze e violenze grandi e piccole che il regime dispensava a lui come a tutti gli italiani. Ce n’era abbastanza per dare ascolto a Dalla Costa, per salire in bicicletta e provare a vincere quella  che sarebbe stata  la corsa più difficile della sua vita.

“Allora Cardinale – rispose Gino – quando si parte?”.

Paolo Mirti

Giornalista pubblicista è dirigente dell’area cultura del Comune di Senigallia. Nel 2007 ha pubblicato per Giuntina Editrice il romanzo storico “La Società delle Mandorle”. Nel 2016 ha curato per la Claudio Ciabochi editore la guida Assisi nascosta, camminando per la città di San Francesco.

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