All’indomani della Seconda Guerra Mondiale anche a Tordibetto cominciò a diffondersi l’uso della bicicletta, che prima del conflitto era privilegio di pochi. Chi era in possesso del “ferreo corsiero” se ne serviva per necessità al lavoro, che fosse quello dei campi, quello dei muratori o dei primi operai della “pomodoraia”, delle Officine Franchi o del tabacchificio Giontella, tutte industrie della vicina Bastia. Ci fu perfino chi, montata in canna la sposa, fece il viaggio di nozze al santuario della Madonna della Stella in quel di Montefalco. Si ebbe addirittura un giovane studente, ciclista tesserato con gli “Aquilotti Azzurri” di Santa Maria degli Angeli, che svolse una vera e propria attività sportiva, prima come allievo e poi come dilettante, regalando soddisfazioni ai compaesani che seguivano il corridore in varie corse regionali e interregionali. A galvanizzare la passione sportiva e il tifo crescente per i corridori ciclisti un motore potente fu l’antagonismo tra Bartali e Coppi. Presto si avvertì l’importanza di questo mezzo di trasporto, visto anche come unico svago tra quanti intendevano mettere il naso fuori di casa o, ancora ragazzi, dovevano raggiungere ogni giorno le scuole di Assisi. Quell’unico ed economico mezzo di locomozione fu spesso occasione per gare e sfide importanti soprattutto tra coetanei di paesi vicini. Finché, un giorno dell’anno delle Olimpiadi di Helsinki (1952), alcuni ragazzi di Tordibetto e di Palazzo si accordarono per un confronto diretto, indicendo una loro Olimpiade, di cui il ciclismo presentava le competizioni di maggiore attrattiva, sia di velocità che di fondo. Le tre giornate di gare olimpiche di Tordibetto e Palazzo divennero così il centro di quella giovinezza e l’espressione più bella di una trasognata spensieratezza.
Ragazzo fortunato – Lorenzo Cherubini