19 Aprile 2022

Velocipede

Francesco Santucci
Velocipede

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale anche a Tordibetto cominciò a diffondersi l’uso della bicicletta, che prima del conflitto era privilegio di pochi. Chi era in possesso del “ferreo corsiero” se ne serviva per necessità al lavoro, che fosse quello dei campi, quello dei muratori o dei primi operai della “pomodoraia”, delle Officine Franchi o del tabacchificio Giontella, tutte industrie della vicina Bastia. Ci fu perfino chi, montata in canna la sposa, fece il viaggio di nozze al santuario della Madonna della Stella in quel di Montefalco. Si ebbe addirittura un giovane studente, ciclista tesserato con gli “Aquilotti Azzurri” di Santa Maria degli Angeli, che svolse una vera e propria attività sportiva, prima come allievo e poi come dilettante, regalando soddisfazioni ai compaesani che seguivano il corridore in varie corse regionali e interregionali. A galvanizzare la passione sportiva e il tifo crescente per i corridori ciclisti un motore potente fu l’antagonismo tra Bartali e Coppi. Presto si avvertì l’importanza di questo mezzo di trasporto, visto anche come unico svago tra quanti intendevano mettere il naso fuori di casa o, ancora ragazzi, dovevano raggiungere ogni giorno le scuole di Assisi. Quell’unico ed economico mezzo di locomozione fu spesso occasione per gare e sfide importanti soprattutto tra coetanei di paesi vicini. Finché, un giorno dell’anno delle Olimpiadi di Helsinki (1952), alcuni ragazzi di Tordibetto e di Palazzo si accordarono per un confronto diretto, indicendo una loro Olimpiade, di cui il ciclismo presentava le competizioni di maggiore attrattiva, sia di velocità che di fondo. Le tre giornate di gare olimpiche di Tordibetto e Palazzo divennero così il centro di quella giovinezza e l’espressione più bella di una trasognata spensieratezza.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Velocipede è voce dotta composta del latino velox, velocis ‘veloce’ e pes, pedis ‘piede’, calco del greco okýpous ’piè veloce’, quindi ‘che corre velocemente’, appellativo attribuito ad Achille nei poemi omerici. A seguito delle innovazioni in ambito “tecnico”, nel 1818 è attestato come sostantivo per designare un tipo di bicicletta con la ruota anteriore molto grande e quella posteriore piccola. Così dichiara velocipede il Tommaseo-Bellini, noto Dizionario della lingua italiana della seconda metà del XIX secolo: «chiamano adesso un Veicolo a ruote, fatto in modo che standovi sopra l’uomo a cavalcioni mette in moto esse ruote, e lo spinge per forza di gambe».

Suggerimento musicale a cura di Andrea Dionigi

Erano i tempi della ripresa, e la velocità era il segno della sopraggiunta primavera.

Ragazzo fortunatoLorenzo Cherubini

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