Una bella tradizione di S. Maria degli Angeli, legata al giorno dell’Epifania, prevede il bacio del Bambino.
Il Bambino è la statuetta di Gesù nella mangiatoia, che per i fanciulli imberbi e inevitabilmente creduloni “appariva” e tuttora appare miracolosamente in Basilica nella mangiatoia della Cappella del Presepio la mattina del Santo Natale, ovviamente dopo aver fatto il giro notturno delle case a depositare i doni richiesti e tanto attesi.
Il giorno dell’Epifania era, e lo è ancora oggi, il giorno della dipartita o piuttosto dell’arrivederci al Bambinello, disperso per il resto dell’anno in una dimensione ahinoi inafferabile, o quantomeno ignota fino al terribile giorno in cui la cruda e terribile realtà del chi-porta-i-regali-di-Natale viene sbattuta in faccia senza pietà!
Va da sé che non si può far partire il Bambin Gesù senza salutarlo. Il rito del saluto avviene al termine della messa del pomeriggio, quando la devota comunità angelana si accalca intorno alla cappella dove un frate porge la statuetta al bacio inchinante dei fedeli (il tutto in tempi pre-Covid).
Ebbene, questo movimento in avanti per procedere alla bisogna è diventato un modo di dire nella vita di tutti i giorni, sicché “baciare il Bambino”, per traslazione di significato, è sinonimo di cadere in avanti e farsi male. E allora, per chi dovesse avventarsi per le lande angelane e imbattersi in frasi quali “Sta attento, guarda do’ cammine, nun gì a bacia’ ‘l Bambino!” oppure “Che t’è successo dal muso? Se’ gito a bacia’ ‘l Bambino?” la cruda bellezza della tradizione apparirà in tutto il suo splendore!
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Epifania risale all’aggettivo greco plurale epiphàneia (dal verbo epiphànein, formato da epi– ‘sopra’ e phànein ‘apparire’) che divenne nel latino cristiano epiphanìa o anche epiphània. La ricorrenza, che cade il 6 gennaio, ricorda la manifestazione della divinità ai gentili con la stella che orientò i Magi in direzione di Betlemme. L’esito della voce nella tradizione popolare è befanìa (e befana), con sonorizzazione della consonante –p– che passò a –b-, e successiva caduta della vocale iniziale e-.
Suggerimento musicale a cura di Roberto Vaccai
Dall’album Sunshine Superman, 1966 la bellissima Season of the witch, brano quasi isterico che ammicca alla psidechelia e allo psych blues di quegli anni.
Ascolto: Season of the Witch
Donovan