20 Settembre 2021

Andarsene

Noemi Dicorato
Andarsene

Ore 6 di un qualsiasi mattino.
Dalla stazione di Assisi, che ad Assisi non è, si vede Assisi, spesso illuminata dalla luce dell’alba. 
É lì, ai piedi del Monte Subasio, splende.
In treno, dal finestrino, la visuale che si ha da Santa Maria degli Angeli rassicura, lo sguardo accompagna la sensazione di pace nel cuore: casa.
Chissà se si potrà sempre ammirare Assisi da quaggiù, se lo skyline di case, chiese, giardini, monumenti non si debba scorgere tra edifici che diventano alberghi. 
Il bar della stazione non è aperto tutti i giorni a quell’ora, solo uno dei due titolari è mattiniero e quando il turno non tocca a lui il caffè non è assicurato. 
A volte si sente trasmettere la musica dagli altoparlanti posti sui binari. Non sempre. 
Sembra non ci siano certezze in questa stazione.
Ma è lì che passano gli anni, anni in cui la gioia e la spensieratezza di studiare fuori sede diventa la sicurezza del lavoro che si trova a Roma, a Bologna, a Milano, a Verona. Non ad Assisi. 
La malinconia e la nostalgia si mescola alla fierezza di mantenere nel tempo la c un po’ aspirata, i verbi troncati. Quell’accento non definito per chi non è umbro: “di dove sei? non lo capisco.” La risposta arriva con orgoglio: “di Assisi”. Ed eccola la meraviglia nel volto di chi ha posto la domanda. Assisi è un gioiello. Un gioiello che non ci tiene con sé. 
Sui binari, ad aspettare all’alba l’intercity che ogni giorno da Terni arriva a Milano, gli assisani sono ogni anno di più. Ci sono anche le madri e i padri che li accompagnano, e che vedono le loro tradizioni trasformarsi. Chi si occuperà della raccolta delle olive quando non ce la faranno più? Chi diventerà consigliere del Calendimaggio? Chi presiederà piazze e chi si occuperà delle frotte di turisti, anche loro, certezza che si affievolisce?

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Andarsene (andare più le particelle enclitiche se e ne) è voce dall’etimo incerto; nel corso del tempo sono state fatte varie ipotesi sulla sua derivazione (da ambitare o da ambulare o da am(b)inare), anche se tra queste sembrerebbe più condivisa quella dal latino volgare ambitare (frequentativo di ambire ‘andare intorno’), attestato attraverso il bizantino ambiteuein. Ma l’etimologia è controversa. Nella coniugazione, in alcune forme (rizotoniche, cioè accentate sulla radice) sostitutive, il tema and– si alterna con vad– del latino vadere.

Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi

Il testo della canzone racconta la vicenda di un detenuto, forse un ergastolano, che dalla sua cella vede solo il mare ed una casa bianca in cui abita una donna, a cui dà nome Maria, di cui si innamora fino a desiderare di sposarla una volta scontata la pena: morirà prima di uscire di prigione.

La casa in riva al mareLucio Dalla

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