16 Giugno 2024

L’universo lirico di un’altra Assisi

Mauro Balani
L’universo lirico di un’altra Assisi

Prendendoci per mano in un inedito percorso nel declinare dall’Oasi del Sacro Cuore a San Damiano, il cantiere creativo del Piccolo Teatro degli Instabili ha riproposto l’esplorazione itinerante dell’universo lirico di un’altra Assisi, eccezionalmente “Città di Poeti”. Ma troppo fragile e spesso perduta è la fortuna degli uomini che non consegnano a certa memoria i loro sogni. Per mantenere in vita una onirica visione, è saggio scrivere di un viaggio che sembra aver avuto da Mario Luzi conforto e indicazione: “Vola alta, parola, cresci in profondità, tocca nadir e zenith della tua significazione”. E di verso in verso si è dipanata una inesorabile discesa nella profondità delle radici romantiche. Planando, senza mai precipitare, sono state al contempo spinta e appiglio le canzoni di Pietro Metastasio e le elegie di Sesto Aurelio Properzio, con echi di Piero Mirti, Giovanni Bini Cima, Giuseppe Leonelli. Gli ulivi e i cipressi sono rimasti a guardare immobili e fissi, per non sottrarre spazio e tempo ai suoni, ai gesti e alle parole che concorrevano ad elevare un autentico inno alla libertà. Ognuno nel suo andare aveva un passo lieve, dacché sempre più leggere sentiva le spalle, finalmente liberate dal peso di una inerzia intellettuale già ostaggio delle convenzioni sociali, delle abitudini personali, dei credi trascendentali. Mentre l’assenza di gravità conduceva i sorpresi cosmonauti in una successione di paesaggi lunari senza soluzione e fino all’ultima luce del sole, una pietra d’angolo ha danzato nel vento e sfidato il volo dei drappi di seta. Tra misteriose donne che conducevano il gioco, Assisi è apparsa nuda in tutta la sua bellezza, spogliata del saio ormai da cerimonia e del costume d’inconsapevole maniera. Ma il peregrinare tra erbe aromatiche e fiori di campo non ha impedito che si avvertisse l’acre odore del sudore, a ricordarci che pur la più geniale delle intuizioni non prescinde mai la fatica, lo studio e la preparazione. Il talento di tutti, nessuno escluso, è stato sapientemente armonizzato dalla felice regia di Samuele Chiovoloni. Ci siamo alfine congedati con una cicala tra noi, fedeli alla dialogante visione di Maria Luisa Fiumi. Ma perché non pensare alla cicala anche come metafora dell’eterno canto di Fulvia Angeletti? Dobbiamo solo al suo coraggio, o alla sua incoscienza, se l’accesa passione vince sempre sul freddo calcolo e alcune scelte artistiche sono straordinarie opportunità per la città dove viviamo, prima che a sera un trenino ci riconduca tutti a casa.

Mauro Balani

Nato in casa nel giorno bisestile, figlio di operai e nipote di contadini, laureato in scienze economiche e bancarie, dirigente d’azienda, sa preparare la torta di Pasqua e ha vinto anche un premio, crede di aver visto il regolo ma non è sicuro.

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