13 Maggio 2023

Per chi si fa Calendimaggio?

Chiara Franceschini
Per chi si fa Calendimaggio?
Foto di Fra Andrei Ciobanu

In terza liceo classico, prima di spiegarci Marcel Duchamp, il mio professore ci chiese cosa rendesse un’opera “arte “.  E tra le tante risposte, quella che lui ci diede e che più mi colpì fu: “un pubblico”.

Che il Calendimaggio sia una innegabile ed emozionante opera d’arte credo sia indubbio, ma qual è il suo pubblico? Per chi viene realizzata, con tanti sforzi, questa festa?

La prima, incredibile risposta, soprattutto tra i partaioli, molto spesso è: per i giurati. La fruizione dello storico, del regista e del musico, infatti, rappresentano il fine di tante scelte, da quelle scenografiche, registiche e recitative a quelle più complesse, relative ai punti di vista e alle ambientazioni. Ma davvero il lavoro di così tante persone, profuso in mesi più che impegnativi fatti di prove, ricostruzioni e ore di sonno mancate, ha come fine ultimo la soddisfazione di tre illustri sconosciuti? I giurati vanno e vengono ogni anno: alcuni sono ricordati come autorevoli, attenti e competenti, ma di altri – a volte, a prescindere dal risultato ottenuto – quasi non sembra considerarsi l’opinione, per quanto vengono ritenuti poco attendibili e preparati. Difficile, quindi, credere che siano davvero loro il pubblico dei numerosissimi spettacoli inscenati.

Nei miei tanti calendimaggi da costumante “non attiva”, che si vestiva con un abito preso in sede ed entrava in piazza senza un ruolo ben preciso, mi è capitato spesso di pensare che tutta la festa avesse come maggiori fruitori proprio quelli come me, che potevano coglierne serenamente solo il lato più emozionante fatto di tamburi, fiaccole e cuori in gola, al netto delle preoccupazioni e delle tante fatiche. Eppure, al di là della provocazione, è ovvio che i costumanti non possono rappresentare gli spettatori ultimi della tenzone, per quanto indubbiamente se la godano più di tanti altri.

Calendimaggio non è nemmeno di coloro che, dagli spalti, si emozionano per cori, cortei e bandi di sfida, primo perché – spesso – il pubblico è composto da chi lavora dietro le quinte, e secondo perché il numero di quelli che scendono in piazza è di gran lunga maggiore rispetto alla controparte che guarda.

Ma allora, per chi si fa questa festa?

Calendimaggio è innanzi tutto una sfida e, forse, il suo pubblico è chiunque venga affrontato durante la tenzone. Per “sfida”, però, non intendo la gara in se e per se, bensì qualcosa di più ampio: chi inscena lo spettacolo di Calendimaggio compete per il Palio con la parte avversa, ma compete anche per la bellezza con la propria. Il pubblico di questa festa, quindi, diventa non tanto quello che paga un biglietto per assistervi, ma l’odiatissima Parte rivale, sulla quale si vuole primeggiare, e la propria Parte, passata e presente, della quale si vogliono portare avanti onore e tradizioni e alla quale si è felici di dimostrare l’attuale valore. Il sentimento di orgoglio che muove l’impresa sembra rivolto verso i partaioli dei tempi passati, verso i priori degli altri anni, verso i Calendimaggi che sono stati e – perché no- anche verso i responsabili di altri settori dello stesso anno. Non a caso, infatti, spesso i più feroci (e temuti) giudizi sono proprio quelli che provengono dagli amici e dagli alleati.

A chi lo guarda, appare chiaro come nel Calendimaggio l’entusiasmo della creazione si accompagni sempre ad una grande quota di orgoglio, che non vuol dire presunzione, bensì desiderio di rendere in ogni momento il gruppo al quale si appartiene fiero di ciò che si realizza. Ed ecco allora che pubblico diventano tutti quelli ai quali si vorrebbe far godere di uno spettacolo all’altezza delle aspettative, pubblico è quella città – in senso ampio- che finalmente ha motivi per essere soddisfatta di se stessa anche senza santi né chiese, pubblico è chi si riconosce nella perfezione di una scena ben riuscita, nell’emozione di un brano ben eseguito o nell’equilibrio di un corteo che “scende bene in piazza”.

Calendimaggio è di chi lo fa e per chi lo fa e spesso ha per pubblico sé stesso. Magari è anche per questo che fatica così tanto ad essere spiegato ad altri e ad uscire dalle mura che lo contengono. Eppure, questo ulteriore aspetto si aggiunge agli infiniti altri che lo rendono una festa non paragonabile: che si è tutti attori e tutti spettatori, tutti sul palco e tutti in platea, uniti nel desiderio di migliorare ciò che si è sbagliato, di perpetrare ciò che è stato realizzato bene e di far crescere una manifestazione artistica alla quale si appartiene e dalla quale si vorrebbe essere sempre apprezzati e ricordati, a prescindere da come la si giudica e da chi la guarda.

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]