Chi ha fatto il Calendimaggio edizione 2023 si è divertito. Poi ci sono quelli che “era meglio quando c’eravamo noi…”, che gettano schizzi di fango: ebbene e utile non considerarli.
Non perché non conti la “tradizione”, ma semplicemente perché questa straordinaria festa di popolo è di chi la fa e di chi in qualche maniera vuole starci dentro. Tutti i discorsi sul “giusto spirito”, sulla “cultura di Calendimaggio” di quanti osservano da fuori con disgustato sguardo, altro non sono che rigurgiti di risentimento o giudizi superficiali tutto sommato oziosi e deleteri.
Chi scrive queste considerazioni è un boomer che ha vissuto una delle età dell’oro della Parte de Sopra, ma sarebbe sciocco non ammettere che il Calendimaggio ha fatto passi avanti importanti non solo per quanto riguarda la tecnica ma anche per alcuni aspetti che attengono alla realizzazione e organizzazione della Festa.
Per esempio: nel realizzare i cortei dopo decenni in cui si è provato di tutto, esagerato, strabordato, fino a quasi degenerare in una festa di Carnevale, si è intrapresa una via – dettata certamente da scelte effettuate in passato – che ha indirizzato le parti verso una dimensione più razionale ed efficace, fondata su movimenti e coreografie di massa e scenografie incentrate sul travestimento e mutazione del palcoscenico, cioè Piazza del Comune. È una strada che, alla fine dei conti, appare molto equilibrata e spettacolare.
Diverso è il discorso che riguarda le scene. Il livello è sempre molto buono, solo che si sono invertite le modalità e le categorie narrative delle 2 Parti: la Parte de Sopra è diventata inappuntabile filologicamente, capace di inserire citazioni storiche pertinenti, a scapito, però, di quella narrazione della microstoria cittadina che dava forza partecipativa e quindi aggiungeva una dimensione emozionale tutta particolare.
La Parte de Sotto, che si è caratterizzata per decenni per l’esattezza del racconto storico, è stata più volte ripresa per grossolani anacronismi. E però, come scrive uno dei giurati di quest’anno, sembra aver un passo diverso e più efficace nel gioco delle emozioni.
Un discorso a parte merita la musica. La Giurata di questa edizione ha premiato sia il coro sia i musici della Parte de Sotto. È accaduto spesso nell’ultimo decennio.
A Parte de Sopra, a quanto si sente dire, mancano musicisti autoctoni. E questo è un dato molto sorprendente perché Assisi è una delle città con il rapporto più alto al mondo fra conoscitori (e musicisti) di musica antica e abitanti. A Parte de Sopra nacque l’Ensemble Micrologus, figlio di Alia Musica. La sensazione è che ci sia qualche discrasia di carattere organizzativo più che mancanza di musicisti.
Invece, a proposito del Coro, un amico che canta a buoni livelli mi spiegava che i 2 cori, di Parte de Sopra e Parte de Sotto, sono quasi sullo stesso livello, ma che per crescere e migliorare è necessario che la squadra abbia per qualche anno lo stesso allenatore. La metafora sportiva per dire che se si cambia maestro ogni 2 anni è complicato fare miglioramenti.
La musica nel suo complesso è l’aspetto originario e più caratterizzante del Calendimaggio e va potenziato in termini di formazione e studio.
Considerazioni finali. I giurati sono stati sintetici e chiari: hanno preferito la Magnifica per i cortei e la musica. Non vi è stato nessun accenno, nei giudizi, ai bandi di sfida. Non era difficile prevederlo, perché i bandi di sfida il primo giorno sono una “boiata pazzesca”. È una delle poche note stonate di questa edizione 2023 del Calendimaggio ed è necessario che le Parti rivedano immediatamente il Regolamento della festa e riportino i bandi dopo i cortei del giorno.
È invece sorprendente la potenza, l’energia, la creatività, la capacità di lavoro che questa Festa sa scatenare.
Una coppia di amici di Chioggia, che abitualmente viene e ad Assisi, Maurizia e Luigi Penzo, una sera di Calendimaggio ci ha chiesto: “ma da dove esce fuori tutta questa gente, questa gioventù?”. La nostra risposta: “ce lo domandiamo anche noi…”.
Una potenza impressionante che esiste, ma che nulla si fa per metterla a frutto nel resto dell’anno.