Che il tempo sia una convenzione ormai lo sa persino il gallo delle Casacce di Porziano, che canta nel cuore della notte o in pieno pomeriggio. Che l’anno sia la misura convenzionale di una realtà convenzionale ci è stato insegnato a scuola (magari senza prestare troppa attenzione al passaggio dal calendario di Giulio Cesare a quello di papa Gregorio XIII, così che quasi non pare vero che il nostro comunissimo anno non esistesse, fino al 1582). Dunque, con buona pace di desideri e previsioni, il futuro è una convenzione se appartiene a un formale insieme di 365 giorni. La storia, però, dimostra che il futuro non è solo convenzione. Il futuro esiste davvero – nella memoria. Gli anni possiedono un andamento numerico che insegue date che sono vite di donne, uomini e comunità. Eventi, miti. Per la memoria un anno non sarà mai uguale a un altro (non c’è niente che garantisca il futuro più del passato). Il 2022 sarà un anno importante per un passato ancora prossimo, e lo sarà per Assisi in modo particolare, come per Matera, Bologna, Roma, Casarsa. Sarà l’anno dei cento anni della nascita di Pasolini, poeta e uomo pubblico che ha letto il nostro tempo con la straordinaria lucidità che solo la complessità può dettare. E che ha amato molto Assisi. Francesco e la Pro Civitate Christiana (la Cittadella) sono entrati nella sua vita attraverso la strada dell’intellettualità, ma vi sono rimaste per amore. L’ateo Pasolini diventa narratore profondo e appassionato di Cristo grazie alla Cittadella, alla sua consuetudine di lasciare sul comodino dei propri ospiti un Vangelo (cosa che a Pasolini sembrerà un “delizioso-diabolico calcolo”). Alla Cittadella chiede di sostenerlo e accompagnarlo nella costruzione del suo film – dalla scrittura della sceneggiatura alla scelta dei luoghi delle riprese. E con don Giovanni Rossi, Lucio Caruso e gli uomini e le donne della Cittadella stabilisce un’amicizia stretta, che lo riporta più volte ad Assisi. Proprio a don Giovanni affida poi un’altra narrazione, dolorosa e necessaria, quella della propria identità, mai pacificata, mai rinnegata, vissuta nella costante ricerca di una grazia che non gli viene accordata (innanzitutto da se stesso). Finito il Vangelo, Pasolini continua a farsi ispirare da Assisi, e pensa a un film francescano. Nasce così Uccellacci e uccellini, e la commovente parodia del Cantico recitata da un Francesco che la Chiesa ufficiale non ha ancora normato – il Fra Ciccillo di Totò, meravigliosa figura del Santo, il cui umile e assoluto amore per le creature non è stato sufficiente a insegnare alle creature ad amare. Nel rapporto con la spiritualità assisana, Pasolini traspone la complessità della sua visione del mondo – la quotidiana, disperata lotta per la giustizia, che non esiste senza pietas (la Carità che la Chiesa stessa dimentica, quando diventa strumento del logos, dell’opportunismo politico). Nel 2022 la città di Assisi ricorderà Pasolini. Lo farà con la Cittadella, il Piccolo Teatro degli Instabili, Assisi mia, attraverso lo studio, la lettura, il teatro, il cinema, la musica, in un festival dedicato a una figura centrale del Novecento, che ha trovato in Assisi non solo la bellezza di storia e arte, ma anche la generosità di una piccola comunità, radicata nella spiritualità francescana e paolina, che lo ha saputo accogliere senza pregiudizi, malgrado il suo ‘scandalo’. Un festival che potrebbe indicare una direzione possibile per una rinnovata vita culturale di Assisi, ormai più che necessaria, soprattutto per una sua rinascita sociale. La poesia, l’arte sono civili in sé. Una comunità che ne riconosca il valore lo sa tradurre in pratiche ed esperienze sociali e politiche. “Questa solitudine poetica, questa turris eburnea esiste: ma non è peccato. Non è peccato perché dal deserto che è nostro […] noi non deviamo, sbandati da un’incomposta retorica pietà verso gli uomini che ci sono intorno, ma piuttosto li assumiamo, parte della nostra stessa natura, ad un amore che da egoistico […] diviene civile”. Questo scriveva Pasolini nel 1942, parlando della poesia e del suo essere poeta. Nel 2026 si ricorderà la morte di Francesco, poeta e santo della pietas. Il passato ha molto da dire al futuro di Assisi. È sufficiente ascoltarlo.