Provando a riflettere sull’intenso dibatitto scaturito dalla trasformazione di Villa Gualdi, emergono alcuni elementi di sistema su cui è opportuno soffermarsi al di là del caso specifico.
1) Gli effetti cumulativi prodotti dalle singole scelte.
Un primo punto da sottolineare è la necessità di non limitarci ad una valutazione ‘puntuale’ della singola trasformazione ma anche al suo significato ‘sistemico’ considerandone anche l’impatto potenziale producibile in futuro da altri interventi simili. Si pensi alla diffusa rete di edifici rurali che punteggiano la Piana di Assisi. Un effetto ‘moltiplicatore’ che possiamo avere in situazione simili a Villa Gualdi fa riflettere sui limiti di dispositivi con i quali si valutano e autorizzano certe trasformazioni ma soprattutto sugli strumenti di governo del territorio che disegnano il quadro normativo da rispettare. In questo senso, il piano regolatore comunale può incidere sensibilmente sulla trasformazione concreta del territorio su cui è opportuno aprire un serio processo di revisione.
2) L’approccio ‘estrattivo’ al territorio.
Un aspetto importante è legato all’approccio culturale che soggiace alle nostra azioni di trasformazione. Spesso e volentieri si parte da quello di cui abbiamo bisogno piegando la realtà alle necessità momentanee di chi trasforma. Quello che avviene raramente è l’esatto contrario.
La piana di Assisi ha un suo assetto spaziale consolidato, tutelato e frutto di stratificazioni depositate nel tempo lungo. L’idea di recuperare immobili rurali storici e altre tipologie edilizie nel territorio è assolutamente positiva ma non deve tradursi necessariamente in incrementi volumetrici per rendere sostenibili le operazioni economiche che vi sono dietro.
Forse non è il posto giusto per applicare questa idea. In altri termini, la sostenibilità non è solo nel legittimo profitto del singolo, ma anche nel rispetto della capacità di carico che può sostenere un luogo che rappresenta il bene comune di una comunità.
3) L’assenza di una strategia territoriale
Molte trasformazioni disseminate nel territorio di Assisi, seppur puntuali, sono frutto di logiche differenti e per quanto legittime formalmente, evidenziano un approccio alla trasformazione per ‘parti’ senza una visione d’insieme (vedi:‘Assisi, una visuale sfuocata’).
Una parcellizzazione di soluzioni singole senza un’idea di territorio. Quando si parla di ‘visione’ si intende un modo di concepire e immaginare il futuro di un luogo che serve come direzione per orientare le scelte del momento a fronte di Centro storico desertificato e una Piana in balia di trasformazioni puntuali.
Pertanto, anche in vista della nuova programmazione strutturale europea e degli ulteriori fondi emergenziali del Next Generation EU, è necessario impostare una visione attuata per progetti pilota di rilancio delle varie realtà che compongono il nostro territorio, come la Piana di Assisi (vedi: ‘Il verde piace anche ai Turisti’) o il centro storico della città (vedi: Assisi, Urbs o Civitas? ).
Progettualità condivise con gli abitanti e costruiti a più voci (Comune, Associazioni di categoria, Università e altri soggetti del territorio) in un’ottica di ‘open innovation’ in modo da integrare le competenze ed essere pronti all’arrivo delle risorse, tentando di governare i processi di trasformazione piuttosto che subirli.